FaustaSquatriti

Olio santo – Fausta Squatriti

Pubblicato il 9 settembre 2017 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Olio santo
Fausta Squatriti
New Press Edizioni – Cermenate (CO), 2017, pp.58, 18 €

Per chi conosce la precedente scrittura poetica di Fausta Squatriti, questo ultimo libro – con testi dal 2010 al 2016 e inserito nella Collana Il Cappellaio Matto, curata da Vincenzo Guarracino –, colpisce in primo luogo per la sua forma, con versi tendenzialmente più brevi, a fronte di quelli delle altre raccolte più lunghi e diluviali. Ma essendo la forma sostanza, il contenuto segue.
Contenuto, non nel senso dei significati e delle concatenazioni proposizionali, ma come soggetto che si fa parola, e che non può più parlare come prima, denunciando con ciò un cambiamento/peggioramento del contesto di cui il testo vuole dir(ci). Un soggetto che con questa raccolta segna, se non un salto, un passaggio (come rileva anche la prefazione di Mariella De Santis) di valenza estetica ed etica, di sensi cercati ed espressi.
Se prima prevaleva la pressione di un dire con una qualche funzione catartica o liberatoria, di espulsione di accumuli di insofferenze, rispetto all’andamento e allo stato delle cose. Il che implicava una qualche fiducia in sbocchi di speranza.
Oggi, invece, quel soggetto è pervenuto alla necessità di concentrazione della propria azione espressiva e critica, al fine di fare un punto, forzatamente sintetizzato in questa breve segnalazione. Un punto da cui ripartire, dunque, e con quali stracci resistenti di speranza.
Ne sono testimonianza alcuni versi: “abbandona/ ragionevole speranza./ Nel cavo pugno/ rifugia smarrita terra/…/ e là si annida/ asciuga” (p.14). E mentre “Madre Morte comanda lei./ Falce spezzata per troppo lavoro”, “Sapienza si accuccia sul fondo/ di respirare ha schifo”, “Basterà salvare il salvabile?” (pp. 52-53).
È l’ultimo verso e la domanda finale con cui si chiude il libro. Verso di occhi lucidi (di pianto e di coscienza) che cercano nonostante tutto le possibilità “Della pietà il seme” che “a fatica germina/ nel solco stretto.” (p.50).
Un libro, dunque, e un punto che cercano una forma di sintesi, che però apre a maggiori lampi di dire attraverso la forma specifica del poièin, di dire più che col dichiarato, attraverso lampi di canto materico. Una ricerca di Fausta che non è solo di questi versi.
È attraverso questo “solco stretto” che il testo (ri)apre e resiste, insiste e rivendica la santità attesa da sempre di un orizzonte umano, per quanto (quasi) sul punto di essere ucciso.
Agosto 2017

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Crampi – romanzo di Fausta Squatriti

Pubblicato il 1 ottobre 2015 su Saggi Prosa da Adam Vaccaro

Malati terminali

La realtà de-scritta nei Crampi di Fausta Squatriti

Adam Vaccaro

La protagonista principale di questo romanzo di Fausta Squatriti – Crampi, Abramo Editore, Catanzaro 2006, pp. 230, 18 € – è una “antropologa fané”, così la definisce nell’articolata e acuta Prefazione Mauro F. Minervino, che cura con Mario Desiati la collana Onde, in cui l’opera è inserita. Antropologa di città, di una realtà metropolitana che pare senza centro nel suo dilatarsi da Milano a Parigi alla Finlandia alle metropoli sudamericane. Ma il centro c’è ed è Milano, anche se per “un vezzo di nomenclatura” non è nominata, come (con poche eccezioni) tutti i personaggi schizzati o adombrati; a cominciare dalla figura, centro del centro, di questa “Antropologa virtuale” (dice la stessa Autrice) o naïf, di cui il prefatore specifica ulteriori connotati che condivido e riporto perché utili a questa lettura: “sobria Bukowsky alla milanese, altoborghese, assolutamente egoista ed elegantemente dissoluta, autodistruttiva e lievemente feroce”, ma anche “belloccia sessantenne, intellettuale, libera, sessualmente disinibita e ostinatamente praticante, madre fallita, mancata suicida”.

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La Cana – romanzo di Fausta Squatriti

Pubblicato il 29 settembre 2015 su Saggi Prosa da Adam Vaccaro

L’irrisolto e il nome

di

Annamaria De Pietro

Leggendo La Cana di Fausta Squatriti, puntoacapo Editrice, Pasturana 2015, pp 181, € 18.

Esiste un luogo in viaggio e in pausa che si chiama spaziotempo.

Questo luogo può essere attraversato, e inventato, da cursori testardi: ad esempio, una bergère di pelle nera, molto sciupata, e un maglione ispido di lana caprina, molto sciupato.

In una scena da film del dopoguerra la bergère, estratta dalle macerie di una casa bombardata e poi issata al salvataggio su una carriola, insieme con una scatola di posate d’argento e i detriti spezzati di frutti dipinti di cemento tratti da un vaso di cemento (saranno poi sotterrati in un parco), può alla fine, dopo una tappa in una Germania affranta dal ricominciare, come in modestissimo Grand Tour passare in Italia, Umbria presumibilmente, e qui diventare la cuccia di un cane pronunciato male: Cana, così chiama la cagna che lo ha scelto come padrone il protagonista di questo romanzo, un tedesco che parla male l’italiano.

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Festival “Studi aperti” sul Lago d’Orta

Pubblicato il 20 giugno 2011 su Arte e Mostre da Maurizio Baldini

Comunicato stampa

Estate di Arte e Poesia al Festival “Studi aperti” sul Lago d’Orta

La Fondazione Calderara partecipa quest’anno al Festival “Studi aperti”, organizzato dalla Associazione culturale Asilo Bianco con sede ad Ameno, nell’entroterra delle sponde del Lago d’Orta, nella provincia di Novara.

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