Emilio Zucchi – Transazione eseguita
Emilio Zucchi, Transazione eseguita,
postfazione di Giuseppe Conte, Passigli Editori srl., Magno a Ripoli – Firenze 2019, pp.50
Il lettore deve essere grato a Emilio Zucchi per aver pubblicato la raccolta in parola, che nel panorama della poesia contemporanea offre ai predetti e agli artigiani del verso poetico un urlo: la poesia è un lacerto di voce che vola – o si dissolve – nelle obliquità sottili di una rete, unica agorà, che tutto raccoglie, cataloga, disperde. Il lettore, fin dai versi iniziali, percepisce un inferno rarefatto, notturno, anche se il lume è acceso. Un’immagine kafkiana diventerà la bussola del viaggio nella contemporaneità: un’esistenza orba – ammonisce il poeta – della società umana che si consuma, assorbendo frammenti di parole, di “luce dissonante/ sull’acqua lacrimosa”, mentre il pensiero rincorre i capitoli di un catalogo di spensieratezza sgargiante.
Il poeta parmigiano offre in queste sue liriche brevi – ad eccezione per una catalogazione storica di tragedie consumate – squarci di vita, che individuano anime e cose naufragate in una fanghiglia paludosa. I versi rincorrono il desiderio di ricordare, con l’auspicio di essere dimenticato, per poi confondersi tra pietrisco e calcinacci … umili materiali inerti mescolati “in fondo a un terrapieno/ ferroviario locale”; il lettore, nel silenzio della mente, condivide il bisogno della dimenticanza, perché essa si addice ai Poeti!
La dimenticanza è urlo senza voce che grida ciò che si è perduto nel trascorrere della storia e della cronaca. In queste liriche scarne non manca il dondolio armonico della follia che s’incarna nelle parole per concludersi con la banalità di una Transazione eseguita.
La raccolta poetica di Zucchi regala versi simili a frammenti di riprese cinematografiche, montate e poi smontate che narrano spasmi e sussulti, che si contrappongono, s’ignorano e si mescolano, confusamente: insonnia, mutuo, riduzione d’orario… Kiss and fly, Sharm el-Sheikh, selfie… Low cost e botox. Parole contratte, striminzite, senza respiro – forse – progetti di vita. Tra queste pagliuzze errabonde traspare il tradimento, forse un debito per una colpa, una moneta in cui le due facce sono l’eco l’una dell’altra, mentre tutto si consuma.
Nel pensiero, appaiono così le ombre bianche, in un vortice senza fine; baratri che si chiudono, che ingurgitano il tradimento e le lacrime.
La poesia, in questo grido, illustra e medita sopra un presente, che è vittima del delirio immobile che attraversa luoghi che cancellano la propria identità per seguire cartoline illustrate che dissimulano il vuoto riempito di nulla. Il mostro è vivo. La circolarità sembra non aver fine.
Edmondo Busani
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