Alfredo de Palchi e le cronache
Alfredo de Palchi e le cronache
Roberto Bertoldo
Alfredo de Palchi e le cronache
Roberto Bertoldo
Ho criticato a volte Alfredo de Palchi per la sua eccessiva aggressività e non condivido del tutto il suo giudizio negativo sulla poesia italiana di oggi, anche se condivido in pieno certe sue critiche che riguardano molti comportamenti presenti nel mondo letterario. Devo però, purtroppo, dargli di nuovo ragione sul fatto che c’è nei suoi riguardi un’emarginazione assurda e controproducente per la nostra cultura.
In questi giorni ho contattato il sito “Le parole e le cose” per chiedere uno spazio nel quale presentare una lunga poesia di de Palchi in modo di permettere a tanti ottimi critici che frequentano il sito di valutare il valore storico e letterario di quella poesia (per la cronaca, “Un ricordo del 1945”. Ve la riproporrò a fine lettera). Ecco la risposta della redazione (non riporto il nome di chi ha risposto perché è stato comunque molto gentile): «Il nostro parere è il seguente: il materiale che ci manda in visione è certamente degno di nota, ma LPLC non è la sede adatta per pubblicarlo. Preferiamo infatti concentrarci su progetti di poesia contemporanea, legati al dibattito attuale; la sua proposta ci sembra avere un valore soprattutto storico, che sarebbe meglio valorizzato da riviste sensibili al recupero filologico e alla tradizione dell’avanguardia (penso a “Belfagor”, o al “Verri”)».
Sarà vero, ma Belfagor ad una medesima precedente identica proposta non ha neppure risposto.
Riguardo il punto di vista di LPLC, ecco a titolo esplicativo il mio rilancio andato a vuoto: «Capisco e naturalmente accetto la “Vostra” decisione, vorrei però ricordarle che Alfredo de Palchi è un poeta vivente che scrive e pubblica ancora poesie di innegabile valore letterario. Proprio perché vi interessate, quanto il sottoscritto, di poesia contemporanea, non potete negare, leggendo l’opera intera di de Palchi, che molti autori oggi gli siano debitori – e non sempre involontariamente. Non c’è nessun interesse distorto a proporre ai lettori di LPLC uno di coloro che hanno liberato la poesia italiana dalla maniera ermetica senza cadere nell’anaffettività delle avanguardie tout-court. Non voglio entrare qui in questioni tecniche, ne ho già parlato molto altrove, ma le assicuro che il poeta in questione è ancora oggi molto più contemporaneo dei tanti poeti che state pubblicando ».
Negare ai lettori di confrontare la scrittura di de Palchi con quella dei poeti che il sito pubblica è un atto per me incomprensibile e che nessuna giustificazione, soprattutto quella datami, ha senso.
Ora tutto ciò mi deprime non perché io ritenga vitale la questione, ma perché dimostra il disinteresse che gli scrittori hanno per la letteratura, al punto che alla fine dei puri epigoni vengono salutati come maestri. E mi deprime il classismo insito in certe operazioni. E’ evidente che la cultura italiani è sempre più in mano ad una oligarchia tale e quale a quella presente in ambito politico, finanziario, ecc.
Se così non fosse, un certo ascolto si darebbe ad un addetto ai lavori che propone disinteressatamente uno scrittore apprezzato, quando era ancora uno sconosciuto, niente meno che da Vittorio Sereni. Sodale di Raboni, Erba e Zanzotto, e a mio modo di vedere superiore a loro dal punto di vista poetico, de Palchi è ingiustamente emarginato. E’ vero, lo sono molti validi scrittori italiani, ma se questo avviene è perché gelosie e rivalità e assenza di generosità umana e di onestà intellettuale e, aggiungo, di umiltà, fa sì che noi scrittori assai raramente peroriamo la causa degli scrittori di valore, quasi per timore che offuschino la nostra opera. Ma quando uno scrittore ha una propria spiccata personalità non deve temere di essere offuscato da un altro e se anche lo fosse lo sarebbe per una giusta causa.
Mi scuso con Adam Vaccaro per lo spazio occupato, ma so che anche Adam è a favore della difesa della vera poesia.
Ecco la poesia, mi piacerebbe leggere i commenti, pro o contro, dei lettori. La faccio precedere da due righe introduttive.
Alfredo de Palchi, nato a Verona nel 1926, vive a New York. Questo testo del 1948, pubblicato da Mondadori nel 1967 in Sessioni con l’analista, su iniziativa di Vittorio Sereni e di altri importanti critici di allora (tra gli altri, Giuliano Manacorda, Silvio Ramat, Marco Forti, Glauco Cambon), testimonia l’originalità della scrittura. Naturalmente occorre storicizzarla: siamo appunto solo nel 1948, anni in cui l’epigonismo ermetico era diffuso; de Palchi anticipa, senza mai forzarle in chiave sperimentalistica, tecniche poi rivisitate dalla neoavanguardia.
Condividiamo con voi alcuni video della presentazione a cura di Milanocosa (con la collaborazione della rivista La Mosca di Milano e di Roberto Bertoldo) dei due libri del poeta Alfredo de Palchi (nato a Verona nel 1926 e residente a New York): Paradigma – Tutte le poesie: 1947-2005 (Mimesis Hebenon) e La potenza della poesia, saggi di autori vari (Edizioni dell’Orso). L’evento si è svolto il 23/05/2008 alla Libreria eQuiLibri di Milano, nell’ambito del progetto AttraversaMenti.
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