A. Ferraris

Madri e Figlie – Anna O. Ferraris

Pubblicato il 22 novembre 2024 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Anna Oliverio Ferraris, Madri e figlie, Gallucci Ed, Roma 2024
Lettura di Laura Cantelmo

Del materno, del complesso legame tra madri e figlie, si parla molto in psicoanalisi: ambivalenza, simbiosi, tutte le fasi attraversate nel tempo, mentre in letteratura quel rapporto che interessa principalmente il femminile, non è sempre stato indagato con attenzione. Possiamo forse ricordare, come esempio, opere come Menzogna e sortilegio della Morante, oppure La Ciociara di Moravia e molte altre, anche in altre lingue, nelle quali quel rapporto è posto al centro, ma non sufficientemente approfondito, per quanto ciò sia possibile. Non dimentichiamo, però, come emblematica, la dolorosa vicenda di Virginia Wolf – l’impronta della madre nella ricerca dell’identità, la perdita di lei, l’assenza devastante. Assenza e perdita mai medicate, mai guarite …
Non è un caso che il nuovo romanzo di Anna Oliverio Ferraris, Madri e figlie, colpisca le fibre più nascoste delle donne. La competenza in campo psicologico dell’Autrice, già Ordinaria di Psicologia dello sviluppo e di Psicologia sociale all’Università La Sapienza di Roma si fonde con una sicura abilità narrativa, che si è andata affinando negli ultimi anni attraverso la scrittura di romanzi, quali Tacchi a spillo e Tutti per uno. Già ampiamente nota al pubblico come saggista, questo ultimo lavoro ne conferma il valore letterario, la capacità di operare sull’intreccio più che sulla fabula, come direbbero i letterati. La tematica annunciata dal titolo viene sviluppata ed analizzata nel corso di cinque storie, nelle quali si dipanano situazioni che propongono ora stereotipi della figura materna che ancora faticano ad essere superati, ora si immergono nell’enigma. Lo scopo è di sollevare il velo sul nucleo segreto di un legame complesso che attraversa fasi diverse, per poi affermare sempre il vincolo imprescindibile e indefinibile di una relazione, nella quale il ruolo materno non è solo quello biologico, ma diviene anche amore e fiducia al di là e fuori dal vincolo parentale, come ha sovente sperimentato lo stesso Movimento delle donne. Ciò che risalta con maggiore evidenza in questo lavoro è la focalizzazione dell’aspetto umano, accogliente e tenero, delle protagoniste dei racconti, frutto di informazioni casuali o di esperienze personali dell’Autrice, che su questo aspetto comportamentale ha indagato con occhio esperto e con attenta partecipazione.
In alcuni racconti in particolare l’io narrante fa riferimento a un’impostazione patriarcale non ancora superata dalla nostra società, concentrata sul potere del paterfamilias, per poi svelare ciò che avviene nella sfera privata, dove sul piano affettivo quel ruolo appare sfocato, se confrontato con quello della madre, responsabile della cura, della salute e dei sentimenti. Uno stereotipo che ancora oggi in qualche forma sopravvive, benché negli ultimi tempi se ne riscontri una certa crisi in senso positivo. Spesso lontano da casa per ragioni lavorative o professionali, il padre ha sempre potuto permettersi libertà inusuali per le donne, storie sentimentali o brevi avventure che lo distraggono, godendo di una vita sociale sconosciuta alla madre. Per questo, in ogni racconto quella del padre è una figura debole, di secondo piano, poco collaborativa e spesso deludente. Sappiamo, inoltre, che il fascismo aveva inquadrato la figura femminile entro un rigido schema di “sposa e madre esemplare”, negandole ogni spazio di libertà e di espressione al di fuori dell’ambito familiare.
Il primo racconto, “Smarrimenti”, ha l’intensità e il palpito di una testimonianza diretta, conferitagli principalmente dalla narrazione in prima persona. L’immagine della famiglia, qui, non si discosta da quella convenzionale, apparentemente stabile e serena, con un padre quasi assente e una madre “santa”. Nell’atmosfera desolata del funerale della madre, una perturbante epifania – l’improvvisa comparsa di un estraneo – induce forzatamente la figlia a scoprire un segreto insospettato. Con un abile colpo di scena l’Autrice mostra come la vita, nelle sue inevitabili incognite, sappia rendere umana quell’immagine angelicata, impigliata in regole sociali da cui solitamente derivano paradossali ipocrisie.
Anche in “Sintonie” il quadro familiare mostra una madre insoddisfatta della situazione coniugale, per l’inadeguatezza del consorte nel rapporto di coppia e per la consapevolezza del suo legame con un’altra donna. La storia si concentra sulla relazione di lei con una figlia adolescente, con i turbamenti e le ribellioni scatenati da una doppia delusione, l’essere stata lasciata dal ragazzo, che si è legato proprio alla sua amica più cara. Un doppio abbandono che rende ancor più lacerante la ferita. Lo sguardo dell’Autrice, molto attento alle reazioni della ragazza, lo è anche verso la madre, insofferente di fronte ad alcuni atteggiamenti della figlia e tuttavia, per distoglierla dai suoi pensieri, ha scelto di invitarla a fare una gita a Venezia. Le vicende che ne seguono vedono il confronto di due situazioni quasi speculari – un padre divorziato, accompagnato da un figlio adolescente e una madre sull’orlo della separazione, con una figlia in crisi. Benché breve, il viaggio con dei compagni occasionali diventa un momento di formazione, dal quale, in uno scambio quasi alla pari, i rapporti tra le due donne acquistano maggiore confidenza e fiducia reciproca. In fondo, ambedue soffrono le conseguenze di un tradimento che non può far altro che accresce la loro complicità, lo scambio di segreti ed emozioni come tra due amiche. E sarà proprio questo ad avvicinarle.
Ciò che maggiormente colpisce in “Amnesie” è il disvelarsi dello spirito materno in una figura femminile che si è costruita una corazza di difesa dalla vita e dagli affetti a seguito di un trauma devastante. Economicamente autonoma, avversa a qualsiasi tipo di legame, benché passeggero, la sua sensibilità finisce per emergere non solo dal sopito spirito materno, ma come solidarietà tra donne. “C’è molta fisicità in questo genere di cose…. difficile tenerla sotto controllo […] questione di ormoni, immagino, ma non solo.” Frase cardine di tutto il libro, che ribadisce più nel dettaglio il tema principale. Il racconto, come gli altri, molto accurato nella scelta delle sequenze temporali, riesce a solleticare la curiosità del lettore a voler conoscere la conclusione.
Storia struggente e crudele, quella di “Presenze”. Nell’angosciosa ricerca di una bambina di soli quattro anni misteriosamente scomparsa, l’Autrice coinvolge il lettore nello stesso dubbio della madre circa un presunto ritrovamento, senza però risolverlo, non essendo quello il problema centrale, bensì la perseveranza della commovente convinzione che la bambina sia ancora viva. Guidata dall’istinto materno, combattuta tra l’identificazione di una figura fantasmatica e l’accettazione della perdita a cui la donna non si rassegnerà mai, il lettore realizza che quella ricerca è ormai la sua unica ragione di vita. Notiamo, en passant, che diversamente dalla incrollabile decisione di lei, sarà il padre a cedere, stroncato dalla disperazione.
Ogni vicenda aggiunge un tassello emotivo al mosaico dell’istinto materno nei suoi diversi volti, fino a che troviamo la sintesi del tema principale. Il racconto conclusivo – “Alleanze” – merita un apprezzamento particolare anche per la dovizia di particolari nell’ambientazione fastosa e decadente della villa che è stata teatro della vicenda. Dominata dalla cupezza dell’ombra e dalla diversa luce che emana dalla personalità di ciascuna delle due donne che vi agiscono – la elegante e misteriosa bellezza della madre e la rara magnanimità della governante – il tema centrale giunge a una sintesi del complesso enigma che è al centro del libro: lo spirito materno che si espleta non solo all’interno della famiglia nell’accudimento e nell’amore dei figli, ma nella solidarietà tra donne e nel sacrificio totale di sé.
Dettato dalla sensibilità umana di donna e di madre dell’Autrice, oltre che da una profonda consapevolezza professionale, il libro ha uno stile fluido e mai ricercato, che non risparmia la commozione ed è avvincente, perché ricco di suspence.

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