A. Cabianca

Uc de Saint Circ – Alessandro Cabianca

Pubblicato il 2 novembre 2024 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Radici eticosociali ed estetiche della poesia moderna

Adam Vaccaro

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Alessandro Cabianca, Uc de Saint Circ – Un trovatore alla corte degli Ezzelini, Cleup (Cooperativa Libraria Editrice di Padova) – Romanzo, pp. 234 . € 18,00

Alessandro Cabianca è stato un importante compagno e amico del viaggio di ricerca intrapreso con Milanocosa all’inizio degli anni 2000, di cui è stato referente di un adiacente gruppo veneto, che a Padova in particolare ha curato e organizzato non poche iniziative.È un abbrivo non gratuito o cortese della lettura di questo romanzo, perché della visione interdisciplinare di ricerca intorno alla poesia (quale ha animato nell’arco di tre decenni il progetto e le cento e più iniziative di Milanocosa), l’appassionato viaggio intorno alle vicende umane e creative di Uc (Ugo) de Saint Circ ci arricchisce di conoscenza delle radici della poesia moderna.

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Google-Il nome di Dio – Letture3

Pubblicato il 18 gennaio 2022 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Adam Vaccaro, Google – Il nome di Dio, Pasturana (AL), puntoacapo, 2021

Nota di lettura di Alessandro Cabianca

Una poesia che va al cuore del falso, finto, fesso rapportarsi e raccontarsi dell’oggi portati da un mondo artificiale, il WEB, più vero del mondo reale a scardinare secoli di razionalità con attimi di irrealtà che si fanno filosofia spicciola e altrettanto spicciola etica dell’immorale quotidiano.
La poesia che, come molta del secondo novecento, finalmente si sporca con il reale, lascia secoli di idealismo, si confronta con problemi apparsi all’orizzonte della storia ieri, o appena l’altro ieri, ma che stanno in breve impadronendosi di ogni segmento di società e vengono contrabbandati come il nuovo umanesimo, la nuova liberazione, mentre già stanno diventando strumenti per una più sofisticata schiavizzazione degli individui.
Non è mai venuta meno la schiavitù e talvolta anche i poeti hanno evitato di accorgersene per assurgere a uno status di sacerdoti della cultura dominante, solo ad eccezione di alcuni, pochi, che hanno pagato perfino con la vita la loro scelta di libertà, e non sono solo gli assassinii, ma anche le non poche rinunce alla vita che dolorosamente segnano la storia letteraria e poetica del novecento.
Sempre meno ritroviamo chi ha un occhio critico nei confronti dei grandi rivolgimenti che stanno avvenendo nel mondo a vantaggio di pochi e a danno di tutti gli altri, e sarebbe davvero ingombrante l’elenco di quanti, scientemente, industriali, potilici, manager, nel secolo appena trascorso hanno operato apertamente per distruggere quanto faticosamente i due secoli precedenti si erano adoperati di raggiungere.
L’appiattimento delle coscienze, manipolabili con facilità, la perdita della autonomia del giudizio sono i sintomi principali di un degrado che, prima di essere morale, è un degrado sociale, generalizzato.
E allora un poeta fuori dai canoni e dalle gerarchie delle élites letterarie, compie una operaziona di verità, alla maniera di Ferlinghetti, di onestà, alla maniera di Saba, senza le paranoie del plurilinguismo alla Pound o dell’incomunicabilità alla Sanguineti, e fin dal titolo indica quale è il dio dei nostri anni: Google.
Strumento preziosissimo questo, ma perfido per chi ha scopi di dominio perché può mobilitare in un click milioni di persone verso una causa; e quando questa causa è sbagliata, chi ferma la valanga umana che si è messa in moto, inconsapevole o complice? Scrive Massimo Pamio nella Prefazione: “L’uomo diventerà un falso spogliato di ogni identità”. Ce l’hanno insegnato secoli di assolutismi che alla perfezione, pur se talvolta in maniera ancora grossolana, hanno utilizzato questi medesimi processi collettivi che, con una differente tecnologia, potrebbero perfino sembrare strumenti ugualitari e evolutivi e dei quali non si possa più fare a meno se non si vuole essere tagliati fuori dalla modernità.
Riprendendo la Prefazione: “Il poeta molisano riesce a fare ordine all’interno del caos che ci attornia e a far pronunciare ai nuovi topos del mondo la loro essenza; insomma il poeta fa dire il mondo a quelli che lo posseggono, alle trappole che i potenti hanno ben disegnato per riuscire a mantenere un ordine mondiale guadagnando su quelli che come in un incantesimo fanno quello che loro gli dicono di fare, mediante il desiderio, questa potenza che muove l’uomo più di ogni altra forza”. Poesia politica e poesia sociale al più alto grado dove un “sistema” anonimo, ma non per chi lo guida e ne raccoglie i risultati, sembra guidare le vite di uomini sempre più anonimi e disorientati
Siamo ad una “santa barbarie” o ad uno “scientifico macello”? (p.15) Credo che nel novecento abbiamo già sperimentato, e su vasta scala, sia l’una che l’altro, ma adesso possiamo goderci i like su facebook o salutarci con la manina in streaming o goderci messaggi e contatti con whatsapp in questa rimbambilandia collettiva dove ogni due parole spunta un prodotto in promozione (pp.17-18), “in questo contemporaneo, posmoderno inferno turbocapitalista voluto e programmato”. (Pamio)
Il senso del vivere per il poeta non sta qui, dove è già evidente la sconfitta dell’umano (dico già poiché questo sistema ha velocità impensabili fino a poco fa e capacità di rinnovarsi e riprodursi in continuazione, camaleonticamente, pur essendo giovane, ma con lo stesso scopo e i medesimi criteri degli antichi sistemi di controllo e dominio), il senso sta in ogni singola persona, nel riconoscere e trasmettere quei valori che hanno giustificato l’esistenza: sta nelle scelte di chi si oppone alla generale omologazione, anche per incoscienza, come quei “sereni ragazzi […] che continuano a fare/ inni alla vita incuranti/ inconsci e resistenti”, (p.43) sta nella vita da “straniero di Rho” di Piero come il senza patria Mohamed e il pensiero corre all’omonimo senza patria degli indimenticabili versi di Ungaretti: “Si chiamava Moammed Sceab// Discendente/ di emiri di nomadi/ suicida/ perché non aveva più/ Patria” (In memoria).
Vorrei invitarvi a leggere per intero Rosina e l’orchestra tv, dove trovate una forma moderna di accoglienza: Rosina, persa la casa, entra in un bar gestito da cinesi e la padrona non la caccia, ma con “il verso e l’occhio”… “dice di stale pelò nell’angolo in fondo!”, mentre la Tv invita gracchiante a donare per i bambini in Africa, per malattie rare, per la Protezione civile. (p.34)
Si può ancora resistere, sulle note di Ciao bella ciao, “attardati su la sovranità appartiene al popolo” (p.54) come ha saputo resistere Vilma Venturi, suocera del poeta, staffetta partigiane. (p.56)
Il mondo degli affetti apre a nuove speranze, Chris, “fiore d’autunno”, Claudio e Elena, “rami che crescono”, Chiara, “nuovo bocciolo”, Valeria, piccola poetante, e non sul filo del sentimentalismo, ma come nuovo sguardo sull’ignoto, infinita gioia presente e insieme trepidazione: “Invisibile era il ballo dei nostri cuori/ mentre ti vedevamo barcollare ai/ primi passi su un marciapiede di/ Arese e poi palloncino di gioia/ senza freni sul lungomare di Sestri” (p.69): instabile il presente e barcollante, dove cerca qualche punto di luce e di futuro un poeta turbato e inquieto per come va leggendo il reale.

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Anticipazioni – Alessandro Cabianca

Pubblicato il 15 ottobre 2021 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa

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Alessandro Cabianca

Quattro inediti
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Nota di lettura di Luigi Cannillo

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Nota di poetica
Concepisco la poesia non come ispirazione ma come visione del mondo, in cui quindi ogni singola poesia è concatenata alle altre in una struttura che fa di ognuna un piccolo passo nella progressione di una costruzione, o decostruzione, del reale. Nei testi che seguono, si può intravedere poco il rapporto con tutti gli esseri, non solo gli umani, animali, piante, oggetti, luoghi, fonti dei processi di “germinazione” e di costruzione progressiva di ogni mio testo, a partire da una parola, da un verso o da una atmosfera precedente. Come pure da un evento, da un contesto, dall’immaginifico creativo che ci viene dalla cultura o dalla storia o da personaggi che hanno segnato tracce su cui la società si è evoluta. E che sia il lettore a valutare come in questi quattro testi agiscono queste mie argomentazioni,

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