Conversazioni sull’Orizzonte – Antonella Doria

Pubblicato il 4 dicembre 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

L’Uno e il Molteplice
Antonella Doria, Conversazioni sull’Orizzonte, Book Editore, Riva del Po (Ferrara) 2023

Adam Vaccaro

In questo libro ritrovo, esaltata, la passione di ricerca che da sempre anima, incarna e intreccia la scrittura poetica di Antonella Doria. È una passione che si svolge nel tempo e nello spazio, tra storia minima e totale, che mette al centro le vittime con sconvolta pietas di amore e rabbia. È passione tra coscienza di una classe lavoratrice sempre più ridotta in briciole e riaffermazione dell’identità femminile, fuori da nominalismi retorici che nulla dicono su scempi e commerci del corpo, decantati dalla libertà ideologica del neoliberismo trionfante.

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Benvenuti!!! di Fausta Squatriti

Pubblicato il 2 dicembre 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

IN VIAGGIO con
BENVENUTI!!!
(istruzioni per un viaggetto a Parigi)
di Fausta Squatriti
fabio d’ambrosio editore, 2022

di Luigi Cannillo

Viene proprio la curiosità di andarci, nella Rue Meynadier, nel XIX Arrondissmentt di Parigi. Al numero 7 si trova l’appartamento, “la casina” protagonista del romanzo di Fausta Squatriti. Da lì aggirarci nei dintorni, prendere le Metro, visitare la città. È questa la casa che ospiterà la coppia di turisti ai quali la proprietaria si rivolge prima del viaggio con una lunga dettagliata lettera di istruzioni e considerazioni di varia natura.
Mai come in questi casi la letteratura è simulazione, non tanto perché il dipanarsi della trama sia sempre, almeno in parte, fiction ma perché qui le dimensioni di spazio e di tempo si dilatano ulteriormente, con contrazioni e ripiegamenti, slanci e picchiate. Così dall’appartamentino che offre l’occasione per il contatto epistolare veniamo proiettati nei quartieri di Parigi, e, oltre i confini della città, nella citazioni di altri luoghi e spazi, altri viaggi. Per quanto riguarda l’asse temporale il tempo effettivo/simulato per la scrittura e la lettura della lettera si articola e diventa entità letteraria autonoma: “Bene arrivati nella casina! Vi basterà aprire la finestra, anche se di sera sarà difficile farvi un’idea di quello che immaginate, e quel poco che c’è davvero.”
In questa dimensione, sospesa tra reale e immaginario, il presunto specifico viaggio con le visite e gli spostamenti si intreccia con episodi relativi al vissuto personale della padrona di casa, forme di flashback o retroscena insieme a proiezioni nel futuro nelle previsioni di necessità e ipotesi successive. Tutto questo anima in modo brillante le dinamiche spaziotemporali, episodi e memorie inattese.
Il contenuto della lettera alterna istruzioni, ricordi e riflessioni portando in primo piano i particolari, i dettagli legati per esempio a un capo d’abbigliamento o la scatola dei bottoni, le scanalature dei mobili o perfino la carta igienica. Così si materializzano oggetti con la loro storia e trascendono la propria materia per evocare persone e vissuti. La cura del dettaglio posto sotto una lente d’ingrandimento è uno degli elementi che caratterizzano la narrazione come rovesciando a più riprese un binocolo, relativizzando gli eventuali dispiaceri vissuti e esaltando ciò che sembrerebbe secondario: “Non sapevo come utilizzarlo, e non lo so neppure adesso, quel quarto di tappeto, immagino frutto di un’equa divisione tra eredi […] Ci sarebbe da scriverci una novella…”.
Ma questa ipotesi di spin-off non è l’unico aspetto analitico del romanzo. La meticolosità delle istruzioni sfiora l’ansia di controllo, prende in considerazione tutte le situazioni che si possono presentare: il verso giusto in cui stendere le lenzuola, la pulizia dell’appartamento o come sbloccare una serratura inceppata. Agli imperativi più categorici si alternano forme più diplomatiche o dubitative inserendo un “forse” o un “magari”.
Ma il puntiglio della mittente della lettera ottiene anche il risultato di dare al tono quanto di ironico e di grottesco contribuisce a proiettare le sue considerazioni, le storie, i luoghi e gli oggetti su un piano che li definisce e caratterizza ulteriormente. Che ci spinge non solo a individuare ma a osservare opere d’arte e oggetti d’uso, ma anche tenere conto di particolari repellenti o cruenti come la possibile presenza di topi nella casina o le pratiche violente della macellazione.
Affiora a più riprese, e già dall’inizio, il paradosso del possibile rovesciamento delle aspettative rispetto alla modalità del viaggio in preparazione. Così ai vantaggi di una certa scelta dei mezzi di trasporto vengono contrapposti, e non senza malizia, i possibili disagi o i pericoli più gravi: i controlli di polizia, l’inefficienza del servizio ristoro in treno e perfino l’eventualità di dirottamenti aerei. Su questo piano la lettera di benvenuto nonostante i suoi tre esclamativi può risultare tutt’altro che rassicurante. I pericoli sono in agguato, meglio avere bene in vista i numeri telefonici in caso di emergenze. Per il resto ai “Cari Amici” vengono illustrate tutte le bellezze e i luoghi di interesse della città che li aspettano, sia quelli tradizionali che, con particolare empatia, quelli che caratterizzano la multiculturalità e quelli “più specifici e poetici”.
Nulla a che vedere con una comune guida turistica, piuttosto un percorso di formazione. L’arte e la Bellezza ricorrono anche nell’osservazione e nella rappresentazione degli umili e della loro dignità, i clochard e i mendicanti, nelle definizioni del corpo di uno spazzacamino o della donna che trasporta un peso spropositato. Unendo anche in questi casi etica ed estetica: “Non si può trasmettere bellezza senza spiritualità.”
Del resto in questo singolare romanzo epistolare-monologante non potrebbero non essere sottotraccia l’identità dell’autrice, il suo essere artista, saggista, poeta, presenza culturale di livello internazionale – sua è anche l’opera in copertina, L’albero della vita, nodoso e sfolgorante. Sono ricorrenti i riferimenti ad artisti e architetti che accompagnano direttamente o indirettamente le visite dei turisti e le libere escursioni e evocazioni dell’autrice: da Caravaggio a Oldenburg, da Manet a Man Ray, da Brancusi a Wildt. (“Ma niente paura cari amici, non sono qui per impartirvi una lezione di storia dell’arte, però…” E Andersen, Mozart…Fausta Squatriti nel suo ruolo di autrice delle istruzioni sviluppa senza spocchia e in modo discorsivo percorsi autonomi nel mondo artistico, senza trascurare quello prezioso e umile degli artigiani.
Sono poi citati anche episodi più privati, legati ad affetti famigliari che si affiancano a quelli di personaggi identificati a volte con le sole iniziali, protagonisti (o coprotagonisti) di avvenimenti nella storia principale, essi stessi parte integrante nel flusso del leitmotiv. E in questo senso la lettera è anche una forma di autoritratto della mittente all’interno di contesti e rapporti. Le dinamiche tra luoghi, vite e relazioni si sviluppano su un piano che lentamente si mostra inclinato e onnivoro. Il tempo, dopo essere stato vissuto nel suo realizzarsi riconduce sempre più a forme di separazione. Le linee del romanzo culminano così riunendo il piano del passato e delle sue tracce nella vita dell’autrice, il presente che si offre nella Parigi meta della visita e il futuro per l’esperienza che dovrebbero realizzare gli ospiti. Il meccanismo narrativo di questi tre piani ci riserverà la sorpresa finale, con una chiusura inaspettata che aggiunge ulteriori considerazioni per il lettore.
Notevole nella costruzione del romanzo e nella sua lingua è l’utilizzo di strumenti retorici che agiscono per negazione successiva alla premessa, dopo un iniziale apparente incoraggiamento: “Sarete attratti da Le train bleu, rimasto com’era nella belle époque […] Presumo che non vorrete andare a cena proprio lì …”. Oppure l’uso dell’imperativo per coinvolgere i destinatari in una affermazione: “Non sottovalutate la quantità di cielo…”. O del futuro per mettere in evidenza la funzione previsionale del viaggio: “Non so se vorrete…”, “vi sarete certo affezionati…”. Lo stesso uso del termine “viaggetto”, solo apparentemente rassicurante con il suo diminutivo, aggiunge una venatura di ironia. A tenere insieme lo sviluppo della trama con i luoghi e i personaggi è la vertigine di una sintassi articolata e rapinosa (basta provare a leggere una pagina del romanzo ad alta voce). E, non ultimo, il frequente uso del francese per correttezza delle definizioni, accuratezza, vezzo aristocratico, identità tra luogo e appartamento. PARIS diventa, già nelle istruzioni per il viaggio, occasione di conoscenza e esperienza esistenziale da condividere anche solo attraverso la sua semplice pronuncia.

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Anticipazioni – Serena Piccoli

Pubblicato il 25 novembre 2023 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Serena Piccoli
Inediti
Poenta Tocio e Pulci

Con nota di lettura di Adam Vaccaro
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Nota di poetica
La poesia POENTA E TOCIO è stata scritta nell’ottobre 2023, dopo aver passato una sera ad ascoltare i racconti d’infanzia di Angelina, cara amica (classe 1943), che sin dalla nascita vive nella campagna padovana. Padovana anch’io, sento racconti di povertà vissuta dopo la II Guerra Mondiale, quali testimonianze e spunti di riflessione rispetto i problemi attuali.
Le altre due poesie, invece, sono state scritte il primo e il due novembre 2023 e sono il frutto di pensieri di questi ultimi anni. Ci sono decine e decine di guerre nel mondo: in questo momento la Siria continua ad essere bombardate, giovani ragazzi su campi ucraini tornano a casa nelle bare, Gaza – un lager a cielo aperto di 2.3 milioni di persone che, come diceva Edward Said negli anni 70, sperimentano “la lenta morte” – è circondata dall’esercito israeliano. In Sudan la crisi umanitaria è sempre più grave con 6 milioni di sfollati. Julian Assange ha svelato a tutti noi le ingiustizie e violenze delle classi al potere negli USA con le guerre in Iraq e Afghanistan e per questo è rinchiuso – senza processo – in carcere.
Vi sono classi dirigenti che – nelle situazioni più rosee – hanno dilettanti allo sbaraglio, una Unione Europea che non ha indipendenza né autorevolezza, con mass-media asservite. Minoranze etniche e linguistiche vessate e schiacciate anche in territorio europeo da anni.
Davanti a tutto questo non ci sono parole. Che fare? Siamo condannati solo a ripetere a memoria con intonazione monotona – come nella seconda poesia – ciò che i fantasmi delle pulci ci ripetono? O dobbiamo avere parole, nostre parole – almeno quelle! – per comunicare e prendere coscienza Il mio compito come poeta, è quello di puntare il dito contro gli errori che fa il mio paese e “la parte” del mondo con cui è schierato.

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Voci di Pace 2

Pubblicato il 21 novembre 2023 su Eventi Milanocosa da Maurizio Baldini

Voci di Pace 2

Sono testi di dolore condiviso e ricerca di pensiero critico, che non vogliono farsi ridurre al silenzio indifferente e connivente di gran parte del circo mediatico. Testi che continuano a interrogare il male e i responsabili di scempi e degradi, per riaffermare con forza la necessità di ritrovare il senso perduto dell’alternativa storica e vitale di restare umani!

Redazione Milanocosa
(Adam Vaccaro, Lugi Cannillo, Laura Cantelmo)

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Voci di Pace 2
Testi di: Alessandro Cabianca, Alberto Figliolia, Vincenzo Mastropirro
Immagini di Fausta Squatriti e Mauro Ieva  

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Commiato per Anita Guarino Sanesi

Pubblicato il 16 novembre 2023 su Senza categoria da Maurizio Baldini

Commiato per Anita Guarino Sanesi

Replico il messaggio della cerimonia di commiato della cara Anita Guarino Sanesi al Cimitero Monumentale di Milano.
E nell’occasione voglio condividere qualcuno dei segni accumulati nei due decenni scorsi, prima fuggevolmente con Roberto Sanesi agli inizi degli anni 2000, poi con Anita estes e ripetuti. Sanesi è stato uno dei grandi poeti contemporanei con cui ho avuto la fortuna di interscambi, personali e culturali, a partire dalla poesia. Mi ha onorato con cordialità e stima, dopo aver letto due miei libri a cavallo degli anni ’90. La morte ha purtroppo interrotto i colloqui in presenza, ma sono proseguiti con letture e saggi (vedi i n. 2006 -2007 di Lunario Nuovo di Catania, diretto da Mario Grasso). Il mio saggio, La scarpa destra nel gorgo, sull’Opera di Sanesi, è stato certamente una delle tappe e dei pilastri fondamentali della mia ricerca teorica dell’Adiacenza.

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Voci di Pace

Pubblicato il 10 novembre 2023 su Eventi Milanocosa da Maurizio Baldini
Voci di Pace ***  —————————————————————————————————————————————————————————— Milanocosa avvia questa rassegna di Voci che vogliono testimoniare, senza retorica e schieramenti di tifoserie acritiche, il bisogno di creare un’altra prospettiva umana rispetto alle derive sempre più gravi dell’orizzonte internazionale, in cui appare senza alternative uno stato di guerra assoluta (come definita da Cacciari), di distruzione totale dell’avversario, con logiche imperiali e sbocchi di terza guerra mondiale, che rendono patetico il sogno e bisogno umano di relegare nel macero della Storia la cultura di guerra per la cultura di Pace di una Fenice Resistente

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Scatti di Poesia

Pubblicato il 10 novembre 2023 su Arte e Mostre da Maurizio Baldini

Scarica la locandina 

Oltre il Silenzio – Bookcity 2023

Pubblicato il 30 ottobre 2023 su Eventi Milanocosa da Adam Vaccaro

                                                                     

XII Edizione BookCity Milano

Teatro Franco Parenti – Café Rouge

Via Pier Lombardo 14 – Milano

18 novembre 2023 – H 14,00

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Progetto di Milanocosa

A cura di Adam Vaccaro

Oltre il Silenzio

Evento teatralizzato di poesia e musica

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Progetto che dà voce a testimonianze ed energie di rinascita che, a partire da silenzi interiori o sociali, sollecita coscienza critica

della complessità in cui viviamo, nel suo intreccio di ingiustizie, tragedie e resistenze vitali.

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Anticipazioni – Giuseppe Langella

Pubblicato il 17 ottobre 2023 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa

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Giuseppe Langella
Inediti
Trittico della speranza

Con nota di lettura di Luigi Cannillo
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Nota di poetica

Dopo Pandemie e altre poesie civili (Mursia 2022), sto lavorando a un nuovo libro, velatamente religioso, che s’intitolerà La messa del lunedì. L’intento è quello di portare il sacro nel quotidiano, prendendo molto sul serio le parole di commiato che il celebrante pronuncia al termine della liturgia eucaristica: nel lapidario “Ite, missa est” del latino ecclesiastico (malamente reso con “La messa è finita, andate in pace”) è implicita, infatti, l’idea della missio. Andare a messa, la domenica, non vuol dire perciò, banalmente, assolvere a un precetto, qualcosa come timbrare un cartellino. La partecipazione al rito comporta, invece, l’assunzione di un mandato. La messa non termina quando il sacerdote lascia l’altare e i fedeli escono di chiesa, ma si prolunga nella vita di ogni giorno. In quell’ite è riposta un’esortazione impegnativa a portare lo spirito e i frutti della messa, il nutrimento del Pane e della Parola, nelle nostre case, nei luoghi di lavoro, nella dimensione feriale delle nostre scelte, dei nostri atti e dei nostri rapporti.
L’adozione di questa prospettiva risveglia, nei tre testi che seguono, una facoltà poetica di attenzione e di sguardo capace di ravvisare, anche in piccoli episodi o gesti o scorci o dettagli, tracce di bene e di speranza, segni, spesso inconsapevoli, di vangelo incarnato. Si afferma, così, un punto di vista per certi versi complementare rispetto a quello del libro precedente, dove prevalevano motivi d’indignazione e di sconforto e i riferimenti religiosi entravano più che altro in un’ottica agonica di morte e di sconfitta. Con l’opera in cantiere, ferma restando l’applicazione della poetica e della grammatica del Realismo Terminale, si passerà dalla passio alla missio.

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Nella Foresta – Franz Krauspenhaar

Pubblicato il 8 ottobre 2023 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Labirinto nostra libertade

Adam Vaccaro

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Franz Krauspenhaar, Nella foresta, Ed. Ensemble, Roma 2021, pp48, 12 €

Questa raccolta di Franz Krauspenhaar è un viaggio labirintico in cui non si riesce a intravedere un’uscita o un punto di arrivo e riposo. L’Autore trasmette sulla pagina la tempesta che oggi attraversa la foresta della vita, termine del titolo che, incasellato dalla preposizione articolata che lo precede, va oltre la metafora e diventa metonimia della furia inesausta sia delle energie vitali, sia del vento contemporaneo che le domina e tende a ridurle a utopia di pace impossibile: “Spingere la postazione del nostro/ mare di servizio, quando spruzza la melma/ dalla sala macchine, e questo sfiato/…è l’ambiente/ che porta alla fine del mondo” (p.9)
E per il singolo qual è l’opzione di resistenza e salvezza?
“Quando vidi un relitto parlare/ di benessere, e farlo con la metrica/ del lupo, coi ringhi e la gola arsa/ il gorgoglio di una benzina/…/ Mi senti, cuore/ vecchio come un pallone di plastica/ …/ scomparso nel cielo come un MIG” (p.10)
Non è sconcerto, per un accidente imprevisto, è perdita di senso, spiaggiato su una riva nebbiosa (nebbia è tra i termini che si ripetono), di cui si intravedono alcuni contorni, tra intrichi e trappole della “colpa nera” che ha determinato quell’illusione di approdo:
“Fu essenzialmente la colpa nera/ del marketing, uno scudiscio/…/ sempre quello, sempre a ripetersi/ l’ossessione del rito, come se/ non fosse prevista dal Creato/…/ strano…pensare a Dio, non uno/ qualsiasi, proprio quello della tua storia” (p11).
E di fronte a tale perdita assoluta si stagliano, improvvidi e disarmati, il gesto e la parola in cerca di poesia. Cui il soggetto, sia scrivente che storicoreale, urla:
“Tu mi farai dannare! Tu sarai il poeta/ del danno, dell’esercizio di morte/ lenta, e dire che eri un fascino puro,/ un gesto del cielo, corroboravi meglio/ le vittime del mondo, eri l’angelo/ che appianava la sorte, la pace nella gola./ Poi sei saltato sul fuoco, e non hai/ più speranza che ti netti il volto” (p. 12).
Ma il testo è una non arresa registrazione nel diagramma quotidiano, in cui rimbalziamo su “Duemila watt di disperazione” (p.14), e “non c’è perdono ma sale/ sulle labbra”, e “la mancanza di una mano/ nel ventre delle cose” (p.15), “frutto esploso, divenuto/ seme in una fossa spenta” (p. 16)”. Ciononostante, siamo “ancora vivi… alla luce d’inverno oltre la nebbia” (p.17).
I conti della vita che resiste restano appesi “Nel vivere un assolo, sconfitti/ i vermi e le lingue taglienti/ e il verbo amare…/…senza scelta che quella di lottare/ per una felicità senza scampo” (p18), con la sola luce di una lucida coscienza critica e visione fenomenologica, che riafferma “non finisce mai” anche in questa “specie di prova della fine/…/ di noi stessi alla fine del tempo” (p.19).
È in sostanza un serrato viaggio da fermo, che sbeffeggia se stesso poeta e il mondo, nella Foresta-Milano che mentre sfugge nella nebbia, “è un coltello cifrato” (p34), “non ha altro che gelo, merci/ e disperata irrealtà” (p. 35). Tuttavia, proprio a partire da tali denunce, il poeta non rinuncia al sogno del “sacro momento di tuffarsi in questa vita” (p.23).
È questo il merito esaltato dal libro, quanto più inchioda sulla propria soglia, singola e collettiva, “Siamo nel nulla, nel nessuno, nel può darsi” (p31). E se pure “ho mangiato un banco di nebbia”, con solo in questa “foresta,/ un bastone di difesa, la mia lunga mano./. E quanto freddo nuovo” (p.48), è arrivato il momento di chiedere/ il conto./ O a Dio, o alla sua controfigura” (p. 42).
3 ottobre 2023

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