Materiali menti e mondi-G.M. Poesia 2010 – Laura Cantelmo
Se riesci a non bere l’acqua
pur limpida della sorgente non sarai avvelenato
Se riesci a non inalare
l’aria pur tersa delle colline non sarai soffocato
Se riesci a non degustare
la polpa pur candida dell’aragosta non sarai intossicato
Se riesci a non lasciare lo sguardo
tra quelle pur tonde chiappe in diretta non sarai inattivato
Se riesci a non dare parole
ai pur assetati naviganti non sarai disossato
Nella fodera nello schermo
Le menti appiccicate sui cartelli pubblicitari sei metri per tre.
Città che chiudono le possibilità dietro le password
e non ricordano un piatto di minestra sul davanzale.
Città che stanno dentro i taxi quando non rientrano
nei suoni scritti per loro.
LE STANZE DEL POTERE
Tre sogni delle Massime Autorità: la Mafia, la TV, il Pontefice Massimo.
LE STANZE DELLA MAFIA
Vivevo a casa di Riina, il Capo della Mafia.
Riina era un uomo gentile e cordiale ma di poche parole.
Sua moglie era stata molto ospitale con me.
Passavo molto tempo a passare da una stanza a un’altra stanza di un grande palazzo. Era un palazzo di calcestruzzo, immerso nei cespugli. Un vasto seminterrato di cui penso di aver visitato solo una piccola parte. E pure ogni giorno ne visitavo un nuovo settore.
La casa rotta di Annelisa Alleva, edizioni Jaka Book, 2010
Un discorso tenacemente abbarbicato al quotidiano – i numeri di telefono, le scale, il vento – e contemporaneamente squarciato scenario per l’intervento altrui attraverso cui irrompe il mito: “ e opponi il tuo vento che soffia e lancia/ frecce contrarie in direzione di Spagna”. Il quotidiano è reso imperfetto non solo da tale confronto, ma da una costante indagine che scopre macchie, peluria, malattia sulla superficie e dentro le cose. Non è che un passo e la voragine si spalanca: nulla è ciò che appare, tutto è in guerra con tutto e certo ostacola il cammino a chi vorrebbe costruire la propria felicità o almeno adattarsi a ciò che lo circonda.
Memoria e presente
Seguono alcune citazioni e prese di posizione, utili a riflettere, sulla nostra storia e sui segni gravi del declino in corso. Sulla responsabilità di tutti che, come sempre, riguarda il che fare
A.V.
“Carattere del popolo italiano che si può chiamare “apoliticismo”. Questo carattere, naturalmente, è delle masse popolari, cioè delle classi subalterne. Negli strati superiori e dominanti vi corrisponde un modo di pensare che si può dire “corporativo”, economico, di categoria, e che del resto è stato registrato nella nomenclatura politica italiana col termine di “consorteria”, una variazione italiana della “cricca” francese e della camarilla spagnuola (..). Una varietà di questo “apoliticismo” popolare è il “pressappoco” della fisionomia dei partiti tradizionali, il pressappoco dei programmi e delle ideologie. Perciò anche in Italia c’è stato un “settarismo” particolare, non di tipo giacobino alla francese o alla russa (..). Il settarismo negli elementi popolari corrisponde allo spirito di consorteria nelle classi dominanti, non si basa su principi, ma su passioni anche basse e ignobili e finisce coll’avvicinarsi al “punto di onore” della malavita e all’omertà della mafia e della camorra. […] Il “sovversivismo” popolare è correlativo al “sovversivismo” dall’alto, cioè al non essere mai esistito un “dominio della legge”, ma solo una politica di arbitrii e di cricca personale o di gruppo.”
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