DRAMMI E CINISMO DEI GOVERNI
LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL DI MONTIANA, LETTIANA E RENZIANA MEMORIA.
DRAMMI E CINISMO DEI GOVERNI
Istat: 6 milioni senza il necessario per vivere
Sei famiglie su dieci vivono con meno di 2.500 euro al mese. Nel 2011 circa il 58% delle famiglie residenti in Italia ha conseguito un reddito netto inferiore all’importo medio annuo di 29.956 euro, circa 2.496 euro al mese. Mentre alcuni milioni di esse sguazzano nell’oro E’ quanto emerge dal rapporto Istat ‘Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo’. Un rapporto che mette nero su bianco alcune contraddizioni laceranti in cui si dibatte il Bel Paese da qualche anno a questa parte. Una fra tutti, “vantiamo” la pressione fiscale della Svezia, circa il 44,1%, comunque superiore alla media Ue, ma abbiamo la povertà della Grecia, con quasi sei milioni di persone, il 10% della popolazione, in povertà assoluta. Sono in situazione di deprivazione circa 15 milioni di persone in 6,3 milioni di famiglie. Nel 2012, per la precisione, il 24,9 per cento delle famiglie residenti in Italia presenta almeno tre delle difficolta’ considerate nel calcolo dell’indice sintetico di deprivazione, una quota in aumento rispetto all’anno precedente.
Il ritorno dei falchi privatizzatori
Europee.Una lista per Tsipras
Europee. C’è una terza via tra chi vuole distruggere l’Unione e chi vuole mantenerla così com’è
A sinistra, una lista per Tsipras
di Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli, Guido Vialesul Manifesto di sabato 18 gennaio 2014
Oggi rendiamo pubblico questo appello corredato dalle sole firme dei suoi estensori.
“L’Europa è a un bivio, i suoi cittadini devono riprendersela. Dicono i cultori dell’immobilità che sono solo due le risposte al male che in questi anni di crisi ha frantumato il progetto d’unità nato a Ventotene nell’ultima guerra, ha spento le speranze dei suoi popoli, ha risvegliato i nazionalismi e l’equilibrio fra potenze che la Comunità doveva abbattere.
La prima risposta è di chi si compiace: passo dopo passo, con aggiustamenti minimi, l’Unione sta guarendo grazie alle terapie di austerità. La seconda risposta è catastrofista: una comunità solidale si è rivelata impossibile, urge riprendersi la sovranità monetaria sconsideratamente sacrificata e uscire dall’euro. Noi siamo convinti che ambedue le risposte siano conservatrici, e proponiamo un’alternativa di tipo rivoluzionario. È nostra convinzione che la crisi non sia solo economica e finanziaria, ma essenzialmente politica e sociale. L’euro non resisterà, se non diventa la moneta di un governo democratico sovranazionale e di politiche non calate dall’alto, ma discusse a approvate dalle donne e dagli uomini europei. È nostra convinzione che l’Europa debba restare l’orizzonte, perché gli Stati da soli non sono in grado di esercitare sovranità.
Se i 5Stelle stanno a guardare
Se i 5Stelle stanno a guardare
di Marco Travaglio, da Il Fattoquotidiano del 5 gennaio 2013
(e su Pagine on line n.198 di lunedi 6 gennaio 2014.a cura di Alfredo Giusti)
Mi scrivono diversi elettori dei 5Stelle per contestare il mio articolo “I guardiani dello stagno”. In sintesi, ripetono ciò che dice Beppe Grillo. 1) Di Renzi non c’è da fidarsi, men che meno del Pd. 2) Noi non facciamo accordi con nessuno e il nuovo sistema elettorale lo discutiamo in Rete con la nostra base. 3) Questo Parlamento è delegittimato dalla sentenza della Consulta sul Porcellum e dunque non può riformarlo. 4) Napolitano deve sciogliere le Camere, mandarci a votare con il vecchio Mattarellum e lasciare che sia il nuovo Parlamento finalmente eletto e non più nominato a metterci mano. In linea di principio, sono tutti argomenti, se non condivisibili, almeno rispettabili. Ma completamente fuori dalla realtà.
Se i 5Stelle stanno a guardare
Se i 5Stelle stanno a guardare
di Marco Travaglio, da Il Fattoquotidiano del 5 gennaio 2013
(e su Pagine on line n.198 di lunedi 6 gennaio 2014.a cura di Alfredo Giusti)
Mi scrivono diversi elettori dei 5Stelle per contestare il mio articolo “I guardiani dello stagno”. In sintesi, ripetono ciò che dice Beppe Grillo. 1) Di Renzi non c’è da fidarsi, men che meno del Pd. 2) Noi non facciamo accordi con nessuno e il nuovo sistema elettorale lo discutiamo in Rete con la nostra base. 3) Questo Parlamento è delegittimato dalla sentenza della Consulta sul Porcellum e dunque non può riformarlo. 4) Napolitano deve sciogliere le Camere, mandarci a votare con il vecchio Mattarellum e lasciare che sia il nuovo Parlamento finalmente eletto e non più nominato a metterci mano. In linea di principio, sono tutti argomenti, se non condivisibili, almeno rispettabili. Ma completamente fuori dalla realtà.
Auguri Milanocosa 2013
AUGURI
A chi non smette mai
di ricostruire speranza
![](https://www.milanocosa.it/wp-content/uploads/2013/12/noname.jpg)
MILANOCOSA
Lamento fa bene solo al tremolio del mento
o a lisciare la lingua impastata, si disse
alla fine di una giornata passata a
contare grani di un rosario che da qualche
decennio le teneva compagnia rassegnata.
Si disse finalmente che la ricchezza
della vita stava nell’esaltare il sapore
di questa ricchezza, attesa anche quando
tutto diceva che era una sciocchezza
Adam Vaccaro
Progetti della finanza e progetti sociali
NUOVA FINANZA PUBBLICA
Per una Grande Trasformazione Sociale
Vittorio Lovera (Attac Italia) sul Manifesto di venerdi 6 dicembre 2013
Da quando è iniziata la crisi sentiamo ogni anno ripetere come, a partire dall’anno successivo, si potrà intravedere una ripresa e l’uscita dal tunnel. Naturalmente a patto che seguiamo, come soldatini obbedienti e rassegnati, o le politiche di ferrea austerità che, dalla Troika fino ai governi nazionali, continuano ad essere applicate a dispetto di ogni evidenza sui fallimentari risultati, o quelle più sfrenatamente monetaristiche del «quantitative easing» che hanno condotto gli Usa sull’orlo di un default per ora solo temporaneamente differito.
Su questa grande Crisi, generata proprio dall’applicazione sfrenata delle politiche neoliberiste, i poteri forti, lobbies finanziarie e ceto politico, rilanciano una nuova diabolica fase, la «finanziarizzazione 2.0»: restringimento degli spazi democratici, premierati forti e grandi intese, ma soprattutto privatizzazione selvaggia di tutti gli assets da cui estrarre ulteriore ricchezza (acqua e beni comuni, trasporti, sanità, welfare, scuola, patrimonio immobiliare pubblico, ambiente).
A partire dalla grande esperienza del movimento dell’acqua (27 milioni di cittadini che bocciano sonoramente le privatizzazioni di acqua, trasporti e rifiuti), ai recenti momenti di piazza per la difesa della Costituzione, del lavoro, per il diritto all’abitare e contro le grandi opere, per la tutela della salute e dell’ambiente fino allo spontaneo ammutinamento di Genova, si palesa l’esistenza di una maggioranza culturale del Paese che si oppone a qualunque ulteriore progetto di finanziarizzazione.
Il nesso netto e radicale tra tutte queste vertenze può proprio risultare un progetto forte e condiviso di «nuova finanza pubblica e sociale», possibile medium coeli per tutti i beni comuni.
«Come si esce dalla Crisi – per una nuova finanza pubblica e sociale» Edizione Alegre è il manifesto collettivo, costruito dal basso e frutto di oltre due anni di assemblee pubbliche in tutta Italia, che permette ora di elaborare/concordare una prima fase operativa per un percorso comune di trasformazione e di riappropriazione sociale, che sappia unire e ridare speranza ad intere generazioni, consentendo di invertire la rotta e di uscire dalla Crisi, andando a ragione ben oltre Keynes.
Sfogliando le pagine di questo libro ci si accorgerà di come le cose non siano mai state come ce le hanno raccontate: quarant’anni di fondamentalismo neoliberista hanno generato il massimo delle diseguaglianze sociali e la crisi profonda del capitalismo ha squadernato tutti i suoi errori sistemici in campo economico, finanziario, sociale, ambientale e climatico, rendendola difficilmente reversibile.
Gli Autori (Bertorello, Corradi, Lovera, Baranes, Risso, Errico, Malabarba, Viale, Gesualdi, Tricarico, Bersani, Millet e Toussaint) smontano le teorie del debito pubblico, propongono l’auditoria del debito quale controllo partecipativo popolare, definiscono una nuova equità fiscale che parta dalla tassazione reale della finanza speculativa per giungere alla lotta senza quartiere ai paradisi fiscali e alla «finanza ombra», prendono a utile modello le buone pratiche dell’Altra Economia e della Finanza Etica, propongono una completa e radicale rivisitazione di scopi e finalità del sistema bancario, ragionano su nuove pratiche auto-organizzate di lavoro e di riconversione ecologica della società. Infine propongono un’innovativa forma di finanza pubblica e sociale che, con la socializzazione della Cassa Depositi e Prestiti, garantisca la possibilità di finanziare gli enti locali e di strutturare piani per nuove forme di economia sociale territoriale, di tutela dei beni comuni e di un modello sociale alternativo per il Paese. Si esce dalla crisi solo uniti, decisi, e radicalmente innovativi, motori mobili di una Grande Trasformazione Sociale.
Censura su Mandela e Castro
Si possono avanzare anche parecchie critiche a Castro e al regime cubano, ma sono indubbi i contributi internazionalisti dati, per esempio, alla lunga lotta di liberazione guidata da Nelson Mandela. Il quale non è stato un pacifista o una specie di Gandhi africano – come le retoriche dei media e dei leaders occidentali lo hanno voluto incorniciare – ma deve essere ricordato anche per la lunga e complessa lotta armata, senza la quale nulla sarebbe cambiato.
A.V.
Censura su Mandela e Castro
Falsità e impotenze del governo Letta
LE IPOCRISIE DI UNA MANOVRA FANTASMA
Tito Boeri sul Fatto del 2 novembre
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Anche se San Giuda ci ha solo sfiorato, i tanto decantati germogli di ripresa hanno smesso di crescere. A ottobre gli indici di fiducia di consumatori e imprese sono tornati a diminuire. Calano i prezzi, ma anche i consumi, perché il mercato del lavoro va di male in peggio: il nuovo picco dei disoccupati è a 3 milioni e 200 mila. Il rischio che si innesti una spirale deflattiva, in cui i consumatori rimandano piani di acquisto perché pensano che i prezzi possano calare e le imprese tagliano i salari perché calano gli ordini è tutt’altro che remoto. Gli ordini per le imprese che producono solo per il mercato interno sono diminuiti di un ulteriore 10 per cento da inizio anno e difficilmente si riprenderanno in assenza di misure di sostegno della domanda. Purtroppo la legge di stabilità non ne prevede. Si discute ora su come riscriverla nel passaggio parlamentare e la ridda di voci sui contenuti della manovra non si è arrestata neanche dopo la presentazione di un testo in Parlamento.
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