Auguri 2020
Auguri 2020
Milanocosa
Per un attimo il cielo
ti sembra a volte cadere che
pare smarrito il suo invito a salire.
Ma è solo un attimo – la tua isola lo sa!
Adam Vaccaro
Milanocosa
Per un attimo il cielo
ti sembra a volte cadere che
pare smarrito il suo invito a salire.
Ma è solo un attimo – la tua isola lo sa!
Adam Vaccaro
Il velo la veste e le risposte di Gabriella Galzio
In Breviario delle stagioni, Agorà &Co Ed, 2019
Adam Vaccaro
Viene detto abitualmente, nel circuito ristretto degli addetti e appassionati di poesia, che ad essa non compete dare risposte ma solo, o soprattutto, fare domande. Col suo ultimo libro Gabriella Galzio conferma invece anche su questo la sua specificità anomala, perché offre con testi poetici e notazioni collaterali, sia domande aperte, che personali stimolanti risposte.
È un atteggiamento generale di responsabilità della scrittura, che va oltre la propria soggettività, e ricerca forme che riescano a mettere in comune (caro non solo ad Antonio Porta) riflessioni e percezioni, disagi e gioie del nostro vivere qui e ora. È ricerca di una poesia che non sia gesto appartato e appagato di sé, ma lingua condivisa “che finalmente possa parlare a un comune lettore…insperato dono della poesia, che pure mantiene i suoi segreti di tèchne” (p.117). È dunque un esercizio tutt’altro che naif, ma di elevata coscienza della complessità costitutiva del poièin e del suo farsi:
“Oggi ho mangiato pane e neve/ viola e violino…/ nella bianca fontana…nella madia di Vesta, nel quieto velo” (p.12); sogno una poesia/…candore di pane” (p.13); sono i primi versi del libro, in forme di lampi e musica lenta, frammenti e briciole, di un Pollicino che vuole ritrovarsi e farsi ritrovare in un velo che qui è forma e sostanza di poesia. È un candore-tensione di apertura e ricerca di calore e nutrimento, con immagini di neve congiunte a pane (ricordiamo la sentenza contadina, sotto la neve pane), primo alimento che sa beffarsi della morte mentre muore in bocca, perché sa che solo morendo può (ri)farsi corpo vivo.
È dunque l’innesco di un piano di complessità metamorfica, interminabile, di clessidra che continua a rovesciarsi. Di un tempo fuori da ogni delirio di tempo lineare. E il biancore donato da neve-pane non è qui immagine retorica, tantomeno maschera, ma velo adiacente, distinto ma non distante, dalla carne e dall’anima di chi scrive.
Sono sequenze strettamente connesse tra corpo operante (relazioni, emozioni, gesti della prassi vitale) e gesto scrivente, che pur sapendo di elaborare altro dal corpo, fa cantare e vincere la gioia di farne corpo ulteriore del proprio corpo. La poetica adiacente di Gabriella è lucidamente esposta e concentrata in luminose sintesi: “stai nella forma, stai nel grande velo”, “nel cuore il velo”, quindi è poesia in cui carne e carta tendono a essere con-fuse, perché sa che solo così ricrea gioia e conoscenza, meglio, gioia della conoscenza: “sii al velo grato, sii beato” (p.16).
Angelo Gaccione, L’incendio di Roccabruna,
Di Felice edizioni, Martinsicuro 2019
*
Laura Cantelmo
Sperduto in Calabria tra mare e monti, Roccabruna è il nome di fantasia di un paese reale, luogo d’origine di Angelo Gaccione e teatro delle storie narrate.
In bilico tra realtà e leggenda, esse risultano “talmente reali da parere inverosimili”, come avverte l’Autore, ma ciò che sorprende è come resti immutabile nel tempo la rete di soprusi e di sopraffazioni che si ripresentano ogni volta con la stessa brutalità. Quasi che nei secoli i rapporti umani e sociali fossero segnati da una insanabile dannazione che si tramuta in violenza spietata verso i propri avversari o verso gli animali, senza essere mai scalfiti dalla razionalità, da una consapevolezza umana o dal perdono cristiano. Ne emerge una distopia, un vero inferno dantesco i cui dannati, in corpo e in spirito, sono gli stessi abitanti di Roccabruna.
Le menzogne, il dominio mentale e i crimini sociali del neoliberismo.
Invito a utilizzare qualche ora ascoltando alcuni ricercatori, in campi quali la giurisdizione, l’ecologia, la filosofia, la storia e l’economia. Qualche ora utile per una visione critica delle logiche del pensiero dominante. Delle sue ombre di Verità, chiuse e diffuse nella moderna Caverna platonica, costituita dai media e dall’esercito di fedeli sacerdoti al suo servizio. Quelli che seguono sono alcuni esempi di passi fatti fuori da tale Caverna.
Biblioteca Sormani
Sala del Grechetto – Via Francesco Sforza 7
L’Associazione Culturale Milanocosa
Presenta
Staffette letterarie e artistiche
Idea-Progetto di Luigi Cannillo
Organizzazione a cura di Adam Vaccaro
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Tra letterati e artisti che sono passati per Milano, o vi hanno soggiornato per periodi brevi, e
altri, che invece vi hanno vissuto gran parte della loro vita, si possono creare relazioni creative
anche tramite luoghi della città. Come ideali staffette che attraversano Milano nel tempo e
nello spazio.
Fondamenti neoliberisti e possibilità non contemplate
Dal libro di Marco Bersani
Dacci oggi il nostro debito quotidiano – strategie dell’impoverimento di massa
Adam Vaccaro
***
Al di là della sinistra socialdemocratica (PD e collaterali), completamente affondata negli ultimi tre decenni nel mare della ideologia e della prassi neoliberiste, anche le posizioni degli altri frammenti della sinistra storica, rimangono fallimentari e inefficaci su ogni piano: politico, sociale e culturale. La ragione sta nella carenza di analisi dei fondamenti neoliberisti, che non possono essere affrontati solo con gli impianti critici del secolo scorso, o con pappe del cuore buoniste, o con inflessibilità critica focalizzata sulle forme politiche nazionalpopuliste, nate per reazione ai crimini sociali del modello dominante.
Finché il focus della propria critica – per quanto riguarda l’Italia – rimane accovacciato su limiti (indubbi) dei 5S o su posizioni (inaccettabili) della Lega, si continua a oscillare sulla coda di una bestia che ci sta massacrando. E che persegue senza adeguate opposizioni il progetto di distruzione sociale, economica e politica, utilizzando immigrazioni, nuove tecnologie, crescenti impoverimenti sociali, per un azzeramento di quelle conquiste di civiltà che sono state ottenute (pur tra violenze e guerre prodotte dalle fasi capitalistiche fino agli anni ’70-80 del secolo scorso) nell’ultimo dopoguerra da un incrocio di visioni e interessi tra capitale e lavoro.
Conquiste – ricordiamolo – non regalate dal cielo, ma ottenute grazie a contributi di sangue di movimenti politico-sindacali. Ma rese possibili anche da una fase di capitalismo, ancora fondato – sintetizzando – sulla produzione e su una territorialità nazionale. Con un orizzonte mondialista, anche l’analisi marxiana andrebbe integrata nei confronti di un capitalismo che ha reagito alla caduta storica e tendenziale del saggio di profitto, facendo diventare primaria e dominante la componente finanziaria rispetto a quella produttiva, e rompendo ogni impedimento derivante dagli assetti nazionali. Un’azione che non poteva non produrre anche reazioni di vetero nazionalismo. Non è la fine della Storia – come qualcuno narrava – ma è certo tutta un’altra storia. Entro la quale solo con una sinistra a misura di tale Nuova Storia, possiamo sperare di riaprire alternative umane. In caso contrario oscilleremo tra barbarie, inferni perseguiti dal capitalismo globalizzato, e confuse reazioni popolari e nazionali, che rischiano di diventare solo appigli per ulteriori strette delle spire del liberismo da parte delle oligarchie dominanti a livello mondiale. Le quali, benché divise e contrapposte, sono unite nell’obiettivo comune di tenerci sempre più liberamente intrappolati, chiusi ad ogni altra prospettiva futura, economica e culturale.
Gianni Rodari ha scritto questa poesia nel 1962 …
e sembra scritta oggi
A. V.
Ladro di “erre”
C’è, chi dà la colpa
alle piene di primavera,
al peso di un grassone
che viaggiava in autocorriera:
io non mi meraviglio
che il ponte sia crollato,
perché l’avevano fatto
di cemento “amato”.
Invece doveva essere
“armato”, s’intende,
ma la erre c’è sempre
qualcuno che se la prende.
Il cemento senza erre
(oppure con l’erre moscia)
fa il pilone deboluccio
e l’arcata troppo floscia.
In conclusione, il ponte
è colato a picco,
e il ladro di “erre”
è diventato ricco:
passeggia per la città,
va al mare d’estate,
e in tasca gli tintinnano
le “erre” rubate.
Quintocortile 2018
Giochi e Gioghi Globali
https://www.milanocosa.it/eventi-milanocosa/xv-rassegna-poesiarte-milano-giochi-e-gioghi-globali
***
Resoconto e testi pervenuti di
Franco Buffoni, Paolo Valesio, Luca Ariano, Anna Spissu, Fausta Squatriti, Filippo Ravizza,
Annamaria De Pietro, Alessandra Paganardi, Lidia Sella, Adam Vaccaro, Fabrizio Bregoli,
Claudia Azzola, Paolo Quarta, Gabriella Galzio, Rinaldo Caddeo, Beppe Mariano, M.Carla Baroni,
Laura Cantelmo
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Grazie a tutti coloro che hanno dato il loro contributo a una manifestazione annuale che prova a offrire stimoli con occasioni di scambio e ascolto reciproco, tra artisti e poeti sollecitati a misurarsi con i grandi nodi della vita contemporanea. Nodi che spesso molta parte della Cultura evita o affronta poco, sia sul piano della elaborazione di analisi, sia come gesti creativi. Da parte nostra – come Milanocosa e Quintocortile – da un quindicennio proviamo a farlo. E’ importante rilevarlo, sia pure senza trionfalismi e autocelebrazioni.
Festival Internazionale di Poesia di Milano
– 2018 –
Mudec – Spazio delle Culture
ViaTortona 56 – 20144 Milano
13 Maggio 2018 – H 15
Associazione Culturale Milanocosa
presenta
Identità negate – 2018
Nuova Edizione – Dal progetto originario 2016 con musica di Giuliano Zosi
A cura di Adam Vaccaro
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Con testi dei poeti:
Fausta Squatriti, Claudia Azzola, Aky Vetere, Maria Carla Baroni,
Rinaldo Caddeo, Giancarlo Fascendini, Annamaria De Pietro,
Filippo Ravizza, Adam Vaccaro, Luigi Cannillo, Laura Cantelmo
ALCUNI SAGGI PUBBLICATI NEL CENTENARIO DI CAPORETTO.
Arrigo Petacco e Marco Ferrari, Caporetto, Mondadori.
Oltre a tracciare in modo sintetico e preciso gli eventi storici, dedica uno spazio particolare all’archeologia bellica (armi, vestiti, suppellettili, scheletri) lungo quelle trincee che adesso sono sentiero della pace, o a figure speciali come quella di Achille Papa, comandante del presidio di Caporetto che, “tra una cannonata e l’altra”, ebbe l’ardire e l’umanità di formare una ricreatoria per dare un soccorso materiale ed educativo a 250 ragazzi e bambini senza genitori (deportati o uccisi).
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