Senza categoria

Davanti alla Pietà Rondanini

Pubblicato il 4 maggio 2015 su Resoconti da Adam Vaccaro
Te la trovi davanti vista da dietro, un mistero nel mistero. . E nel silenzio dell’antico ospedale del Castello Sforzesco di Milano, che ospitava i soldati malati al tempo della dominazione spagnola, pare una grande schiena che s’abbassa soccorrevole sul letto d’un malato. Il pavimento a travi di legno attutisce il passo, lo sguardo s’alza al soffitto affrescato, sbiancati sono gli antichi colori, divenuti polvere di un’ invisibile garza ora calata a proteggere il capolavoro di Michelangelo.

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Auguri

Pubblicato il 4 aprile 2015 su Senza categoria da Adam Vaccaro

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Buona Pasqua

EAuguri di Rinascite

Non possiamo abituarci a morire

Pubblicato il 24 marzo 2015 su Eventi Suggeriti da Maurizio Baldini

Un omaggio al Poeta Luigi Di Ruscio

con la partecipazione di:

Fabrizio Bianchi, Luigi Cannillo, Biagio Cepollaro, Nino Iacovella,

Rosemary Liedl, Christian Tito, Adam Vaccaro

e la musica di

Claudio Ballabio e Marco Panzarino

Il Supplizio di Gaza

Pubblicato il 13 luglio 2014 su Senza categoria da Adam Vaccaro

Mentre tutto scorre tra tanti consueti problemi orrori e armi di distrazione di massa dell’esercito dei media, assistiamo tra impotenze e connivenze all’ennesima azione criminale contro la Palestina. Il vittimismo del governo israeliano per giustificare i propri crimini è una ignominia di cui sono responsabili i poteri del mondo intero. E fa parte di questa ignominia il ricatto dell’accusa di antisemitismo verso chiunque ne denunci il meccanismo ideologico e cinico. Da parte di chi non ha perso la voce la dignità e la libertà contro tale ricatto, occorre continuare a dirlo. Perché con Gaza è massacrata la carne e la vita del mondo. Seguono alcune mie poesie, scritte anni fa e purtroppo ancora attuali, in buona parte inserite in Seeds, Selected Poems 1978-2006, Edited and Traslated by Sean Mark, Chelsea Editions, New York 2014. E Invito gli interessati a commentare e ad aggiungere testi.

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L’ECONOMIA DEI MORTI

Pubblicato il 9 luglio 2014 su Resoconti Esperienze da Adam Vaccaro

I morti vivono in un momento di costruzione senza tempo che ricomincia di continuo.

La costruzione è lo stato dell’universo in un istante qualsiasi.

John Berger

L’ECONOMIA DEI MORTI.

di Patrizia Gioia

Una mattina di luglio a Milano.

Un buon caffè in pasticceria sotto casa e quattro passi verso il Cimitero Monumentale,

per portare un profumato lilium bianco a chi è già arrivato.

Lentamente, assaporo l’aria domenicale di Milano, che nulla ha dei quotidiani mortiferi sfiati automobilistici, ma solo fiati di indicibili presenze, leggere brezze d’odor di gelsomino, qualche tram che passa, qualche passante che sosta su una panchina col giornale in mano.

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L’intreccio lombardo politica-n’drangheta

Pubblicato il 30 marzo 2014 su Senza categoria da Adam Vaccaro

Comunicato stampa

Cremona, 28 marzo 2014

Oggetto: La discarica di Cappella Cantone: era già tutto previsto. La NON discontinuità dell’attuale presidente della giunta lombarda, il leghista Maroni. Aggiornamenti sulla moratoria delle discariche di amianto: approvata la nuova direttiva UE di Valutazione di Impatto Ambientale

La notizia che Formigoni è indagato per corruzione per la vicenda della discarica di amianto di Cappella Cantone non ci lascia certamente stupiti.

Noi siamo stati i fautori dell’avvio dell’indagine grazie al nostro esposto alla Magistratura nel 2009, e abbiamo continuato in tutti questi anni a denunciare sistematicamente gli intrecci poco chiari tra malaffare e politica e a registrarli giorno per giorno nel nostro dossier .

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Intervista a Gustavo Zagrebelsky

Pubblicato il 18 febbraio 2014 su Senza categoria da Adam Vaccaro

Mentre le politiche neo-liberiste trascinano indietro la ruota della Storia, è il momento che la sinistra spinga avanti l’Europa

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«Una scossa per la democrazia»

Iacopo  Rosatelli Intervista  Gustavo Zagrebelsky

sul Manifesto di domenica 16 febbraio

«Contro antieuropeisti e mercatisti, la terza via è la Lista Tsipras. Per tornare alla civiltà, alla cultura del Vecchio Continente. Per riaccendere la corrente dell’Europarlamento»

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Il ritorno dei falchi privatizzatori

Pubblicato il 31 gennaio 2014 su Senza categoria da Adam Vaccaro

“IMMEDIATAMENTE”

Pubblicato il 12 settembre 2013 su Senza categoria da Adam Vaccaro
“IMMEDIATAMENTE”, senatore Stefàno, immediatamente! Paolo Flores d’Arcais su “Micromega on line” di mercoledi 11 settembre 2013

Il senatore Dario Stefàno, presidente della Giunta che deve dichiarare decaduto dal suo scranno il delinquente Silvio Berlusconi (tale perché ormai condannato in via definitiva), conosce il significato della parola italiana IMMEDIATAMENTE? Si direbbe di no. Tale parola ricorre infatti nel comma 2 dell’articolo 3 della legge Severino per qualificare i tempi con i quali il Parlamento deve deliberare la decadenza del parlamentare.

Perché allora il senatore Stefàno anziché attenersi a quel tassativo IMMEDIATAMENTE accoglie le manovre dilatorie pretese dai nominati del delinquente Berlusconi? Il senatore Stefàno è stato eletto dal movimento Sel capeggiato da Vendola, e forse tale movimento ha qualche – per me misterioso e incomprensibile – interesse a piegarsi alle tergiversazioni contra legem imposte dai fedeli del delinquente di Arcore, ma come presidente della Giunta Stefàno dovrebbe prescindere da ogni interesse di partito a far applicare semplicemente la legge.

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Per chi è senza rappresentanza

Pubblicato il 5 settembre 2013 su Senza categoria da Adam Vaccaro

L’unità necessaria

Alberto Burgio sul Manifesto di martedi 3 settembre 2013

Lo si potrebbe definire come il paradosso della confusione. In questa fase, seguita alla caduta del governo Berlusconi nel novembre 2011, la confusione è massima. Le «larghe intese» ne sono un paradigma. Eppure il quadro dei conflitti è netto e si chiarisce ogni giorno di più. La faccenda dell’Imu e quel che le va dietro è un ottimo esempio. Sul piano politico è una vittoria limpida del Pdl e del suo capo, la dimostrazione della sua capacità di rappresentare e proteggere gli interessi della propria base elettorale contro ogni principio di equità e ragione economica.
Ed è per questo una massiccia dose di tritolo scaricata sul governo, con buona pace del presidente del Consiglio (il quale non per caso si è affrettato a prendere distanza dal suo stesso ruolo). Quel che le larghe intese mascherano, l’Imu (e l’Iva) svela. Concordi nel considerare inevitabile l’austerità – cioè la riduzione della spesa pubblica sociale – i due pilastri del governo si fanno la guerra in vista delle prossime elezioni, che la condanna di Berlusconi sembra avvicinare. La destra incalza. Di fronte al rischio personale del Cavaliere è pronta anche all’autodafé. Di contro, il Pd in stato confusionale indietreggia. Strabico, guarda con un occhio al Quirinale, temendone le ire, con l’altro al proprio interno, dove divampano lotte intestine. Di fronte allo scontro tra interessi non c’è grande coalizione che tenga. E qui, con buona pace della retorica, di interessi si tratta.
Difatti un conflitto sempre più duro scuote sottotraccia anche la società, umiliata da questa ennesima «riforma» che regala due miliardi e mezzo ai più ricchi e sparge sale sulle ferite di chi stenta a campare. Un conflitto sociale al calor bianco, a malapena dissimulato dalle perorazioni patriottiche dei governanti.
Mai, da cinquant’anni a questa parte, la forbice della ricchezza è stata così aperta. Mai è apparso tanto chiaro e mortificante il divario tra garantiti e precari, tra privilegiati e umiliati. Non è una guerra di posizione, ma di movimento. Che, sotto l’ombrello mediatico della crisi, radicalizza le ineguaglianze decretando una mutazione genetica del modello sociale. La società italiana (come quella europea) si americanizza, assume i tratti di una oligarchia, traduce in termini castali le appartenenze di classe. Non è un fatto inedito. La presenza di una borghesia gaglioffa e predatoria («rurale» diceva Gramsci) è un dato cronico nell’Italia moderna. Solo che oggi non c’è nessuno a ostacolarla nella sua corsa ad arraffare per tesaurizzare. L’Imu, si diceva, è un ottimo esempio, materiale e simbolico. Ma si pensi anche alla vicenda, che sarebbe sconcertante se non fosse invece coerente con il tutto, del gigantesco regalo fiscale agli impresari del gioco d’azzardo. 98 miliardi di euro evasi dalle slot machine, ridotti a una micro-contravvenzione di 650 milioni. Come se si trattasse di benefattori e non di mafie. Come se non si contassero a centinaia di migliaia le famiglie italiane distrutte dalle ludopatie e dai cravattari. Come se non vivessimo nella culla dell’evasione fiscale, dove lo Stato con una mano squarta chi non ha vie di fuga e con l’altra alliscia il pelo a chi gli nega il dovuto. Vale la pena di parlarne ancora?
Dunque il quadro è chiaro. Le ragioni della politica e quelle della morale (della giustizia sociale, della democrazia costituzionale) divergono. L’una costruisce consenso a spese dell’altra. La ripresa autunnale sarà durissima, anche se alle parole dei vertici sindacali – finalmente, da ultimo, concordi nell’attacco alle scelte del governo – non dovessero malauguratamente seguire fatti. Sarà durissima anche sul piano internazionale, coi venti di guerra che tornano a sconvolgere il Medio Oriente scatenando lo spettro di un conflitto globale.
Di fronte a questo quadro qual è il nostro problema? Nostro, del mondo del lavoro subordinato (salariato o eterodiretto), precarizzato in massa e rapinato sistematicamente (10 punti di Pil, 160 miliardi, nei soli ultimi dieci anni). Nostro, dei senza lavoro (tre milioni e mezzo di cittadini degradati a paria, soprattutto giovani, soprattutto nel Sud). Nostro, dell’Italia democratica che non si rassegna allo scempio della Costituzione repubblicana e alla degenerazione civile e morale di questo paese. Nostro, di chi assiste sgomento da un quarto di secolo alla devastazione delle istituzioni e del territorio e della stessa civiltà nelle relazioni personali. Berlusconi non nasce dal nulla né per caso: è l’interprete e il simbolo di un’Italietta volgare e prepotente, prima che il figlio del suicidio pianificato della parte politica che sino agli anni ’80 aveva, bene o male, tenuto fede all’eredità della Resistenza antifascista.
Il nostro è evidentemente né più né meno che un problema, drammatico, di non-rappresentanza. O, se si preferisce, di non-voce. Siamo tanti a non riuscire a parlare più, da anni, sulla scena politica, e a vedere negate le nostre ragioni sul terreno sociale. Almeno il 15% del Paese. Potenzialmente il doppio (quanti voti grillini vengono dai settori sociali massacrati dal neoliberismo postdemocratico?). Forse la maggioranza assoluta degli italiani. Ma siamo ciò nonostante – forse proprio per questo – dispersi e senza interpreti. Ridotti a un pulviscolo impotente, il che retroagisce sul sistema politico, azzerandone credito e legittimità.
Abbiamo riflettuto più volte su questa condizione e chiamato in causa gli errori e le responsabilità dei nostri gruppi dirigenti. Errori gravi, responsabilità storiche, poiché nulla imponeva che le cose seguissero questo corso, nulla impediva che la fine della «prima repubblica» vedesse sorgere una sinistra forte e unita (forte perché unita) capace di tenere le posizioni conquistate e di trasmettere all’Europa una domanda pressante di giustizia e di partecipazione democratica. Sta di fatto che siamo più che mai, qui e ora, mentre la crisi politica si avvita su se stessa, prigionieri di una micidiale impotenza.
Se questo è vero, com’è vero, è il momento di alzare la testa, se non vogliamo che una condizione di estrema difficoltà si trasformi nella morte della speranza. L’8 settembre – data fatidica – si avvicina, e con esso l’appuntamento dell’assemblea generale della sinistra convocata da Maurizio Landini e Stefano Rodotà. Il loro appello, rivolto a quanti intendono riempire un desolante vuoto politico e sociale, dev’essere ascoltato e raccolto senza indugi, senza tentennamenti. Raccolto e rilanciato con la ferma determinazione a lavorare finalmente per l’unità della sinistra italiana, del mondo del lavoro, del popolo della Costituzione, della partecipazione e della pace.
Sappiamo da dove viene il pericolo. Conosciamo le riserve di chi aspira a proteggere la propria piccola riserva, traducendo la partita politica a misura dei propri destini personali o di consorteria. Ma confidiamo in un sussulto di intelligenza politica e morale. Non è chi non veda quanto alta sia la posta in gioco in questi mesi, in queste settimane. Non si tratta di suonare la campana apocalittica per suscitare qualche emozione. Se anche la prossima legislatura vedesse la sinistra relegata al rango di comprimario ininfluente, è molto probabile che anche in Italia il discorso si chiuda per sempre come nelle «grandi democrazie» occidentali, in cui l’opposizione sociale non è rappresentata e scade a semplice virtualità.
Questa volta ci giochiamo molto, forse tutto. Ritroveremo una speranza se sapremo vedere il molto che ci unisce, al di là di appartenenze ormai obsolete. Se invece prevarranno ancora spinte corporative avremo mancato un’occasione preziosa. E ci saremo anche noi aggregati – consapevoli o no – al seguito dei fautori delle larghe intese.

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