Recensioni e Segnalazioni

Il giardiniere contro il becchino

Pubblicato il 13 luglio 2012 su Recensioni e Segnalazioni da Maurizio Baldini

Milanocosa

presenta

Il giardiniere contro il becchino

Memoria e (ri)scoperta di Antonio Porta

Atti del convegno del 9 dicembre 2009

A cura di Adam Vaccaro

Milanocosa Edizioni – Luglio 2012

Con contributi di:

Gio Ferri, Gilberto Finzi, Niva Lorenzini, John Picchione,

Maria Pia Quintavalla, Stefano Salvi-Alessandro Broggi-Italo Testa,

Francis Catalano, Gianni Turchetta, Adam Vaccaro, Patrizia Valduga, Giuliano Zosi

Info:

Associazione Culturale Milanocosa – c/o Adam Vaccaro, Via Lambro 1 – 20090 Trezzano S/N

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NESSUN FUTURO, SOLO UN “ANCORA”.

Pubblicato il 11 luglio 2012 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

NESSUN FUTURO, SOLO UN “ANCORA”.

di Patrizia Gioia

Credo che, sia gli appassionati che i detrattori della psicoanalisi, non potranno non prendere in seria considerazione quel che papà Freud rispose agli analisti del suo tempo, preoccupati per la durata e il costo del trattamento:

“ …se si contrappone l’incremento della capacità di fare e di guadagnare ottenuto al termine

di una cura analitica portata a buon fine, si può dire che i malati hanno fatto un buon affare.

Nella vita non c’è nulla di più dispendioso della malattia e della stupidità”.

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ESEMPI DI POESIA DELLA STAGNAZIONE

Pubblicato il 4 maggio 2012 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

ESEMPI DI POESIA DELLA STAGNAZIONE

Luca Grancini Dialogo con Dio La Vita Felice, Milano, 2012

Daniela Muti La bellezza del nero La Vita Felice, Milano, 2012

Salvatore Malizia Allodole e specchi La Vita Felice, Milano, 2010

Salvatore Malizia Intravista per caso La Vita Felice, Milano, 2011

Giorgio Linguaglossa

«Per parlare bisogna essere in due», scriveva agli inizi degli anni Venti Vasìlij Ròzanov.* Non è una boutade ma una constatazione di fatto e, del resto, sempre lo stesso scrittore scrive che «per chi è solo non esiste interesse perché per averne, bisogna essere in due».

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Memorie di sé

Pubblicato il 15 aprile 2012 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro
Memorie di sé

Ricevo da Nicola Franco (caro amico nato a Casacalenda, residente in Canada – Montreal – e conosciuto qualche anno fa grazie a Nicola Lalli, curatore del sito Bonefro.net) il libro Ricette molisane – Recettes du Molise, stampato grazie a Les Aliments Roma, Montréal, www.alimentsroma,com.

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Poesia come pietra

Pubblicato il 31 marzo 2012 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Poesia come pietra

di Massimiliano Damaggio

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Ritorno ad Ancona e altre storie

Pubblicato il 30 marzo 2012 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Lorenzo Spurio e Sandra Carresi: “Ritorno ad Ancona e altre storie”

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“nuovomondo” di Tomaso Pieragnolo

Pubblicato il 30 marzo 2012 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Avvenga che canti

Pubblicato il 4 marzo 2012 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro
Avvenga che canti In volo con poesie di Mariella Bettarini e musiche di Massimo Liverani. Un librino denso di poesia, di musica e soprattutto di amore. Amore per ogni forma di vita, che con i suoi versi Mariella Bettarini ha donato nel corso di tutta la sua vita, fino al suo attuale settantesimo anno, cui il libro fa riferimento. Che è, come dire, l’occasione cercata dall’amore. Amore che le viene ritornato da una parte dei tanti amici che con lei hanno costruito e sviluppato incontri e sodalizi negli anni e decenni trascorsi.

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Idolo Hoxhvogli, Introduzione al mondo.

Pubblicato il 21 febbraio 2012 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Idolo Hoxhvogli, Introduzione al mondo. Notizie minime sugli spacciatori di felicità, Scepsi & Mattana Editori, Cagliari 2012, pp. 107.

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Poesia contemporanea: Francesco Dalessandro

Pubblicato il 16 gennaio 2012 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Francesco Dalessandro, L’Osservatorio, Moretti & Vitali, Bergamo, 2011

L’Osservatorio di Francesco Dalessandro fu pubblicato, per la prima volta in plaquette,  nel 1989 presso le edizioni Il Labirinto di Roma, e poi nel 1999 dalle edizioni Caramanica. Questa nuova versione ci consegna l’pera più significativa e cospicua del romano Francesco Dalessandro, appartenente alla generazione degli anni Ottanta,  che aveva il suo fortilizio nella rivista «Arsenale» con Gianfranco Palmery e altri valenti collaboratori. Cosa dire?, a distanza di più di due decenni l’opera di Dalessandro sembra acquistare smalto e consistenza proprio a causa della sua impoliticità di fondo: per quella poesia che sembra accarezzare il «paesaggio» e gli oggetti che fanno parte di quel paesaggio. Ecco, credo che oggi quello che risalta è l’impoliticità di fondo di quest’opera; altro aspetto che qui vorrei mettere in evidenza è che il paesaggio è quello visto dall’autore ogni giorno durante il suo viaggio di andata e ritorno dal luogo di lavoro. Ovviamente, è un viaggio privo di avventura e di scoperte. In una brevissima recensione del 1989 ricordo ancora chiaramente che scrivevo di «posizione estatica» di Dalessandro cercando di salvaguardarne l’immagine di poeta non necessariamente contemplativo pur nell’ambito di una categoria heideggeriana.
Certo, il libro rispecchia quelle che erano allora le linee della tarda poesia bertolucciana, il ritorno ad una poesia che si rivolgesse di più alla scatola acustica e meno alla temperie impegnata, civica o politica; era una poesia che sembrava aver messo nel ripostiglio dell’oblio le proposte di poetica che non provenissero dall’assunto di un indiscusso primato del Politico e da un rigorosissimo e severo controllo dell’organo della vista. Tuttavia, l’organo della vista (o meglio della visione) sembra dilagare ed effondersi in questa poesia quasi per prestare alle cose l’aura che le cose non hanno più o che la poesia sembra non essere più in grado di replicare in sé.
Ma la poesia di Dalessandro non vuole essere soltanto poesia di visione (pur se visione ad occhi aperti), né una poesia di veggenza; il moto lento e ondulatorio della visione dell’occhio segue docilmente l’andirivieni dei versi che si susseguono e si rimandano l’un l’altro senza soluzione di continuità, in un inseguimento incessante (quasi mai interrotto da segni di punteggiatura) non del senso ma dei sensi plurimi nei quali si cristallizza il senso delle visioni. Non una poesia a pendenza elegiaca (anche se l’elegia è la spia dominante di questo genere), non poesia del paesaggio quotidiano, anche se il quotidiano sembra trapelare un po’ dappertutto, non poesia di colori della città, anche se Roma è la protagonista assoluta di questa poesia.
Quello che allora, sul finire degli anni Ottanta appariva chiaro, è adesso agli inizi degli anni Dieci alquanto oscuro. La cornice degli eventi è cambiata e con essa è cambiata anche la cornice di lettura di un libro, è questo l’aspetto più interessante, credo.
Con gli anni Novanta apparirà chiaro l’infausto destino della poesia contemporanea: quello di essere costretta a muoversi all’interno di una scrittura tellurizzata, decentrata, bucherellata, spezzettata, psicosomatica, idiosincratica, persoanalitica, una sorta di periferia dei linguaggi peristaltici, mobili, dis-metrici, dis-tassici che nuotano in una geografia-topografia di rovine (lessematiche, semantiche, significazioniste). Allora, invece, si credeva ancora possibile ricostituire una parola politica, o meglio che fosse possibile riformularla secondo un linguaggio poetico che riuscisse a conciliare l’aspetto lessematico e quello fonosimbolico, tonosimbolico.  Ma tutto ciò non sembra scalfire  gli intenti di Francesco Dalessandro, né i suoi progetti per una poesia che riunisse la leggibilità con un ritorno alla tradizione. Gli anni Ottanta sono anni di riflusso ma possono contare su una cospicua serie di poeti di sicura qualità rispetto a questi nostri confusissimi anni di stagnazione economica, politica e spirituale, in cui è davvero difficile mantenere un orientamento. A quell’epoca c’era ancora un dibattito sulle sorti ultime e progressive. C’erano ancora i generi letterari con la sicurezza delle loro divisioni.

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