Nel ringraziare la sede che ci ha ospitato e tutti gli aderenti, in particolare tutti i presenti – autori, artisti, attori e pubblico – che hanno contribuito a dare vita alla ricca e splendida manifestazione dello scorso 29 settembre, faccio seguire alcune notazioni fatte in avvio, con immagini e link a testi e video. (A.V.)
CONDIVISIONI E INDIFFERENZE
Adam Vaccaro
Utilizzo alcuni recenti rilievi fatti da amici poeti, operatori culturali e politici, per dare il via a questa manifestazione, Maratona o sorta di staffetta con voci, testimonianze e segni diversi, ma convergenti verso una sollecitazione critica rispetto a ciò che sta accadendo. Che ci coinvolge, volenti o nolenti, passivo o attivo che sia il nostro atteggiamento.
Un primo spunto lo prendo da Vittoria Ravagli che, commentando il libro “Dio è violent” di Luisa Muraro, fa alcune osservazioni, che qui sintetizzo: Oltre alla classe dei politici locali e nazionali, spesso così distante e indegna, credo che anche coloro che operano nei vari ambiti creativi o del pensiero, non testimonino una risposta adeguata alla crescente, pericolosa, decadenza del paese…rispetto alla quale, cerchiamo una scrittura coinvolgente, mai coagulata in una accademica autoreferenziale illeggibilità…La Ravagli fa riferimento a une delle due rive delle scritture contemporanee.
Poi c’è l’altra riva, dell’illusione della semplicità…da parte mia ho parlato di linguaggio totale, di tensione di adiacenza con la totalità del mondo, di Terza riva capace di coniugare complessità e transitività.
Un altro spunto di riflessione, lo prendo da Gianmario Lucini, che rileva:
“C’era un tempo nel quale col lavoro si costruiva la casa. Oggi si lavora per sopravvivere.”
“Il lavoro non è più espressione della forza dell’eros vitale…di un progetto di vita, di una carica creativa, ma sta (ri)diventando…condanna, più o meno come per gli schiavi … o i servi della gleba …Una grande gabbia senza sbarre perché non servono più” – con padroni (spesso) invisibili, come i capitali finanziari.
Rilievi che possono avere una coloritura un po’ patetica e nostalgica, che tuttavia giustifica la sua domanda:
“Ma l’arte, la poesia, la narrativa, non hanno nulla da dire su questa rivoluzione epocale del lavoro che, proprio sull’onda della crisi…sta cambiando anche la nostra percezione della vita, del futuro, del modo stesso di stare al mondo?”
Ora, non c’è dubbio che tutti stiamo al mondo, ma c’è modo e modo. C’è chi ci sta, pensando solo ai fatti suoi e chi pensa di andare oltre la propria casa-identità, o meglio che tende a inglobare in essa il Resto, che per chi fa arte, poesia, vuol dire fare dei propri segni materia di tale tensione.
Che è di eros e d’amore, e che non accade volendolo, chini su un foglio o altro. Può accadere, vivendo e condividendo le cose del mondo. Può, come condizione necessaria ma non sufficiente.
In definitiva, vi sono come due destinazioni o destini: senso di estraneità (o di alienazione) e sensi condivisi.
Il primo è oggi prevalente e il secondo è spesso energia potenziale, che non sempre diventa materia dell’anima-corpo di altri, energia e nuova realtà dell’esistente. Che cambia il mondo, o vi contribuisce. Si può chiamarlo senso civile del fare arte e poesia?
Se condividiamo tale senso, tendiamo in definitiva a ricostruire – in noi stessi, prima di tutto – “Un’altra idea di mondo, che altro?”, parole di Laura Puppato (sindaco di Montebelluna), uno dei pochi politici che non butterei giù dalla torre. È questa, anche per me, la vera posta in palio, la sfida che il mondo sta ponendo alla cultura – la quale però appare spesso una “bella addormentata” (come gran parte dell’Italia, di cui il recente film di Bellocchio è una sorta di metafora) che produce al massimo pomate per una condizione prevalente cancerosa – in cui “non c’è salute, non c’è lavoro, non ci sono diritti. Impera la corruzione, la convenienza privata, le mafie, i parassiti di ogni specie ecc, ecc”
Una condizione che costituisce insieme una notizia cattiva e una buona: il mondo è arrotolato in una crisi senza uscita. Il che però impone la responsabilità di cercare (questa la possibile notizia buona) vie e forme per cambiare le logiche che dominano il mondo. È il senso delle tematiche poste da questa iniziativa internazionale, di cui noi abbiamo condiviso un anello, senza donchisciottismi ma rifuggendo l’indifferenza e le separatezze. Nel sogno di una polis che non smetta di volersi elevare all’umano.
Per questo occorre un atteggiamento di umiltà quale quello dell’insegnamento socratico: io so di non sapere – opposto alle dominanti arroganze o hybris secolari contro la natura e altri esseri umani.
È un atteggiamento purtroppo estraneo a tanti poeti e artisti, che voglio invece qui riaffermare anche con qualche breve testo, già circolato in rete e gratificato poi da una traduzione in spagnolo di Ana Maria Pinedo Lopez (traduttrice di Leopardi), che coniuga senso di impotenza e necessità dura di ascoltare e imparare da ciò che succede.
Link:
Locandina della manifestazione
Video della conferenza:
presentazione a cura di Adam Vaccaro
Estratto della giornata evento
Testi delle poesie declamate (documento pdf)
Di seguito alcune foto dei partecipanti alla manifestazione
Francesco Orlando | |
Franco Santamaria | |
Giuliano Zosi | |
Laura Cantelmo | |
Mariella De Santis | |
Nicola Frangione | |
Roberto Carusi | |
Ennio Abate | |
Pubblico |
Ho sempre sostenuto che la cultura è la sola, solida e convincente forza che possa cambiare il mondo. Cio’ è ancora più vero e necessario in un mondo odierno, insidiosamente teso a dominare gran parte delle classi vulnerabili. Mi rallegro dinanzi alle affermazioni chiare, dinamiche,”porteuses”di idee nuove e quindi di speranze. Sottomesso allo stesso vento di cui parla il poeta:…
”mi taglia e sventola come bandiera
il viso questo vento che non sa
più dire la direzione nell’immenso
caos che non m’appartiene e mi tiene
nel suo furioso ingorgo che pare
un incanto oramai senza uscita (A.Vaccaro;il Vento),
non mi resta che credere alla forza della cultura per continuare a credere a l’atteso cambiamento profondo del nostro mondo . Un ”BRAVO MOLTO SENTITO A TUTTI I PARTECIPANTI” !. Nicola Franco
Ringrazio a nome di tutti Nicola Franco, che non manca mai di dedicarci – dal Canada – affettuosa attenzione e condivisione critica.
Adam
Bravissimi, ottimo lavoro
Con gratitudine
leopoldo attolico –