Per Wisława Szymborska

Pubblicato il 12 febbraio 2012 su Senza categoria da Adam Vaccaro

Aveva 88 anni, due volte l’infinito.

Non poteva essere che così per una “infinita” Poetessa, la mia preferita.

La mia Wislawa è’ morta.

E solamente la Poesia può portare il peso di questa parola, mai definitiva, a differenza di come lo è per noi.

Non ho letto nulla di quello che è stato scritto di questo suo unico primo febbraio 2012,

né suoni né immagini, l’ho saputo quasi per caso, camminando per strada, e non è certo un caso.

E sono rimasta uguale a prima, uguale a dopo.

Una Poetessa, proprio perché sa volare, è più ferma d’una sequoia, ti entra nell’anima come un labirinto, costringendoti a quel che in lei aspira, ti permette di respirare col respiro del Mondo.

Non si piange una Poetessa, non si può, né la si sogna.

Lei è la nostra infinita “veglia”.

La veglia non svanisce

come svaniscono i sogni.

Nessun brusio, nessun campanello

la scaccia,

nessun grido né fracasso

può strapparci da essa.

Torbide e ambigue

sono le immagini nei sogni,

il che può spiegarsi

in molti modi.

Veglia significa veglia

ed è un enigma maggiore.

Per i sogni ci sono chiavi.

La veglia si apre da sola

e non si lascia sbarrare.

Da essa si spargono

diplomi e stelle,

cadono giù farfalle

e anime di vecchi ferri da stiro,

berretti senza testa

e cocci di nuvole.

Ne viene fuori un rebus

irrisolvibile.

Senza di noi non ci sarebbero sogni

Quello senza cui non ci sarebbe veglia

è ancora sconosciuto,

ma il prodotto della sua insonnia

si comunica a chiunque

si risvegli.

Non i sogni sono folli

folle è la veglia.

non fosse che per l’ostinazione

con cui ci si aggrappa

al corso degli eventi

Nei sogni vive ancora

chi ci è morto da poco,

vi gode perfino di buona salute

e ritrovata giovinezza.

La veglia depone davanti a noi

il suo corpo senza vita.

La veglia non arretra di un passo.

La fugacità dei sogni fa sì

che la memoria se li scrolli di dosso facilmente.

La veglia non deve temere l’oblio.

E’ un osso duro.

Ci sta sul groppone,

ci pesa sul cuore

sbarra il passo.

Non le si può sfuggire,

perché ci accompagna in ogni fuga.

E non c’è stazione

lungo il nostro viaggio

dove non ci aspetti.

A rivederci, Wislawa.

Patrizia Gioia, 12 – 2 – 2012


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