Aveva 88 anni, due volte l’infinito.
Non poteva essere che così per una “infinita” Poetessa, la mia preferita.
La mia Wislawa è’ morta.
E solamente la Poesia può portare il peso di questa parola, mai definitiva, a differenza di come lo è per noi.
Non ho letto nulla di quello che è stato scritto di questo suo unico primo febbraio 2012,
né suoni né immagini, l’ho saputo quasi per caso, camminando per strada, e non è certo un caso.
E sono rimasta uguale a prima, uguale a dopo.
Una Poetessa, proprio perché sa volare, è più ferma d’una sequoia, ti entra nell’anima come un labirinto, costringendoti a quel che in lei aspira, ti permette di respirare col respiro del Mondo.
Non si piange una Poetessa, non si può, né la si sogna.
Lei è la nostra infinita “veglia”.
La veglia non svanisce
come svaniscono i sogni.
Nessun brusio, nessun campanello
la scaccia,
nessun grido né fracasso
può strapparci da essa.
Torbide e ambigue
sono le immagini nei sogni,
il che può spiegarsi
in molti modi.
Veglia significa veglia
ed è un enigma maggiore.
Per i sogni ci sono chiavi.
La veglia si apre da sola
e non si lascia sbarrare.
Da essa si spargono
diplomi e stelle,
cadono giù farfalle
e anime di vecchi ferri da stiro,
berretti senza testa
e cocci di nuvole.
Ne viene fuori un rebus
irrisolvibile.
Senza di noi non ci sarebbero sogni
Quello senza cui non ci sarebbe veglia
è ancora sconosciuto,
ma il prodotto della sua insonnia
si comunica a chiunque
si risvegli.
Non i sogni sono folli
folle è la veglia.
non fosse che per l’ostinazione
con cui ci si aggrappa
al corso degli eventi
Nei sogni vive ancora
chi ci è morto da poco,
vi gode perfino di buona salute
e ritrovata giovinezza.
La veglia depone davanti a noi
il suo corpo senza vita.
La veglia non arretra di un passo.
La fugacità dei sogni fa sì
che la memoria se li scrolli di dosso facilmente.
La veglia non deve temere l’oblio.
E’ un osso duro.
Ci sta sul groppone,
ci pesa sul cuore
sbarra il passo.
Non le si può sfuggire,
perché ci accompagna in ogni fuga.
E non c’è stazione
lungo il nostro viaggio
dove non ci aspetti.
A rivederci, Wislawa.
Patrizia Gioia, 12 – 2 – 2012