Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Pasquale Lenge
Inediti
Con nota di lettura di Luigi Cannillo
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Nota di poetica
Nell’intercettare, senza un mandato, il residuo di poesia nel mondo contemporaneo, disumanizzato e compromesso nelle fondamenta, il poeta ha il compito e la necessità di ribaltare la lingua in ogni suo aspetto: non si può esprimere una denuncia con i linguaggio del potere. Sottolineando l’inutilità di una poesia di plastica, non duratura, legata alle emozioni e all’epigonismo, se non alla vanagloria mondana di riscatto individuale. L’esercizio poetico deve farsi portatore di Bellezza, non solo nominandola nella ricostruita Torre di Babele o dalla torre d’avorio, ma mettendola in relazione con l’origine. L’origine di ogni cosa bella ha la sua espressione nella giustizia. Un etica espressionista, senza ambizioni moraleggianti o scorciatoie retoriche, che sia utile almeno per chi la scrive e per chi la legge, nel cammino comune nel sentiero meno battuto, unico e irripetibile. “Medicamenti empirici e pericolosi” è il titolo provvisorio della mia silloge in pectore: definizione del lemma intruglio che tento di illimpidire.
Pasquale Lenge
Le ciminiere
Finché i corvi sono sazi. I vermi
nel gozzo partecipano al volteggio
azzurro. Quando sposti un sasso
nutri la volta del cielo. E che devi sapere:
dove c’era un piccolo villaggio e le vacche
con le mammelle satolle di miele.
Aliene al chiasso del domani è festa
degli operai quando il sabato era sabato
puntate in alto non guardarono in faccia
a nessuno con la mastite le ciminiere.
Trovi i volti di ieri sorridenti sul marmo
il nome di bronzo qualcuno dice amianto
i figli deposero quella volta serena nel …
*
La scuola di Carmelo Innocenti
Wow! Il sole, la lucente conta
dei desideri elle est retrouve
Quoi? – L’Éternité – ma stattë a brèë 1
che veramente le soleil e u sulicieddè
nei cortiletti per recintare u terramòtë
basta una siepe di photina alta un metro
o un rullo steso d’edera campestre
con il veleno plastificato di verde
ma codesti falò di libri nelle cataste
dei bisogni secondi e sciacalli
negli steccati alti come grilli
per bardotti con la bava alla cavezza
1 stai a vedere
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Fiat Punto
Rifrange il faro cieco di Bruxelles.
Guarda nel ponfo del calanco
glabro, fiorisce l’artemisia
c’è una curva al braccio. La macchia
mediterranea inabissata nella creta.
Devo smontarti in pezzi l’essenza
per avere più valore dell’intero.
Misuri chimera in chilometri
punto per punto. Hai un fossile nel cuore
un ricambio dell’aria all’asta virtuale.
Dove porta la strada dell’olio
nel fuoribordo cappotti
senza mai una nuova pace
la semina della fortuna.
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La stessa sempre identica canzone
Sai che il mare scrive sulla spiaggia
la stessa sempre identica canzone.
La nega. Due accordi e due parole
che tu, con il braccio a onda, cancelli.
Riempi con l’acqua la tua chiglia
nel fondale chiudi a rime facili.
Dentro un’onta pure il tempo bello annega.
Il sorriso che imperla fingimento
la goccia che trabocca dallo scoglio
l’amo nuovo, la perla e la conchiglia.
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Funghi magici
Di qua nel bosco micelio d’amici
dove l’elfo fotte il soldato alfa
mentre il sotto è complice del sopra:
della trama d’albero, detta rami,
redistribuisce raggi e laudi di sole
sicché la radice stringe la terra
spira il vento fauzo (1) della parola.
1 Falso
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Nota biografica
Pasquale Lenge è un senza fissa dimora mentale nato a Calvello in Basilicata nel 1972. Vive in un posto bellissimo, tra i boschi della Alta val di Merse, nel senese. Suoi testi poetici sono apparsi su blog e riviste di carta.
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Nota di lettura
Gli spunti contenuti nella Nota di Pasquale Lenge offrono, pure nella loro sintesi, alcuni validi percorsi di accesso alla sua poesia. E, in modo speculare, gli inediti qui selezionati ne rappresentano la sorgente, una testualità che li origina in modo coerente. Innanzitutto la considerazione che il mondo contemporaneo si presenti “disumanizzato e compromesso” e che la lingua che lo esprima debba essere ribaltata rispetto al linguaggio del potere come portatrice di Bellezza, Origine, Giustizia. Le composizioni e la lingua di Lenge percorrono quel sentiero “meno battuto” e a suo modo “unico” che contraddistingue la vicenda esistenziale e poetica dell’autore.
Uno di questi percorsi riguarda la matericità, a volte espressionista, che si riferisce a elementi naturali che risaltano come richiami sia realistici che metaforici: i vermi nel gozzo dei corvi, le mammelle delle vacche. Ma sono presenti anche le ciminiere e l’amianto. così si intrecciano i riferimenti sia alla presenza animale e contadina che al mondo industriale con i veleni dell’inquinamento. Altrettanto materici sono il marmo e il bronzo che formalizzano la Bellezza e rappresentano – in qualche modo nobilitano – il mondo. A questi elementi del Terrestre fa da controcanto il movimento ascensionale degli uccelli e perfino dell’azione di spostare il sasso, che ha come effetto il nutrimento della volta celeste, una relazione tra diverse sfere e con i figli dei “volti di ieri” che depongono quella volta serena nell’amianto. Un effetto di raffronto tra alto e basso ritorna anche in “Funghi magici”, dove il di qua” sta in relazione con il “sopra”, la radice fissa nella terra con il movimento del vento della parola.
Altrettanto significativi in Lenge sono il percorso della composizione del testo e la lingua messa in atto. Il primo tende alle slogatura, alla omissione di connettori espliciti, con un effetto talvolta sorprendente e talvolta enigmatico. La seconda mescola all’esposizione in italiano un pastiche nel quale sono mescolate citazioni in francese di Rimbaud e l’utilizzo del dialetto della Basilicata con un effetto straniante. In una poesia successiva risalta l’accostamento insolito tra “chimera” e chilometri” che, giocando anche sull’allitterazione, sintetizza l’elemento immaginifico con quello meccanico, il nome dell’auto con il segno di interpunzione e il percorso di una distanza esistenziale. “Misura chimera in chilometri/ punto per punto. Hai un fossile nel cuore/ un ricambio dell’aria all’asta virtuale./ Dover porta la strada dell’olio/ nel fuoribordo cappotti/ senza mai una nuova pace/ la semina della fortuna.” . E in particolare, al centro e come perno nella stessa poesia, un distico che come metafora ha valore anche di dichiarazione di poetica oltre che di meccanica: “Devo smontarti a pezzi l’essenza/ per avere più valore dell’intero.” Il testo “La scuola di Carmelo Innocenti” riguarda invece una figura anticonformista, un personaggio di riferimento per l’autore, che vive immerso nella natura, tra silenzi e parola, viaggi e soste.
A queste poesie di dinamica verticale si affianca poi un testo nel quale scrittura e immagine si svolgono più orizzontalmente delineando così una figura che conclude senza strappi una sequenza di versi orientati attorno alla misura dell’endecasillabo e allo sviluppo di assonanze e rime: “Tu sai che il mare scrive sulla spiaggia/ la stessa sempre identica canzone./ La nega. Due accordi e due parole/ che tu, con il braccio a onda, cancelli./ […]” In ogni caso nella poesia di Pasquale Lenge si realizza, con le sue soste, gli scatti e le digressioni, quel sentiero certamente originale che si rapporta al contesto, alla sue suggestioni e alle sue contraddizioni, Orientato vero il triangolo di Bellezza-Origine-Giustizia, “redistribuisce raggi e laudi di sole,”
Luigi Cannillo