RIFLESSIONI INATTUALI

Pubblicato il 11 novembre 2011 su Saggi Società da Adam Vaccaro

Nel turbinio economico-politico in atto, in cui l’Italia – grazie ai disastri del pagliaccio di Arcore e alle carenze di tutta la casta politica – è sempre più pedina di potenti manovre finanziarie e di mediocri burattinai europei, alias Merkozy di turno, si pone il problema del che fare per chi riflette criticamente (con un pensiero altro dalle logiche dominanti) su ciò che accade, in mancanza di referenti politici affidabili.

RIFLESSIONI INATTUALI

Franco Romanò

La dichiarazione congiunta di Merkel e Sarkozy di questa mattina ci aiuta a comprendere meglio cosa sta accadendo in Europa e in Italia.

Francia e Germania stanno studiando un modo di uscire dalla struttura euro come è stata pensata per varare un’Europa cosiddetta a due velocità. Ora si comprende meglio per quale ragione la Germania accettò l’idea di Draghi di tagliare il costo del denaro una settimana fa: misura sempre osteggiata dal governo tedesco, ossessionato dalle spinte inflazionistiche e non solo di crescita che tale misura comporta. L’accettò persino l’arcigno ministro delle finanze Schaubl, un cerbero con le orecchie foderate d’acciaio! Lo fece perché la cosa, in prospettiva, non riguarderà più la Germania, ma i paesi dell’area mediterranea. La Francia pensa di poter restare nell’area tedesca, ma quando i francesi vedranno cosa questo comporta in termini sociali e anche di rinuncia al loro mai sopito nazionalismo, non è detto che accettino supinamente.

Questo chiarisce meglio anche ciò che sta accadendo in Italia e, mutatis mutandi, ricorda assai eventi del passato recente e lontano. La pressione sull’Italia, del tutto illogica se si considera che siamo pur sempre la settima potenza industriale e che il 60% del nostro debito pubblico è nelle mani di investitori interni (a differenza della Francia, in cui le percentuali sono invertite), serviva ad altro e Berlusconi era un ottimo e ovvio pretesto, viste le caratteristiche del soggetto, su cui scaricano tutte le colpe; ma al tempo stesso, per trasformare insieme a lui l’intero paese nel capro espiatorio delle dissennate politiche di Maastricht: questa la prima fase. Facendolo cadere al momento massimo della pressione finanziaria sui titoli per mettere definitivamente fuori gioco la politica italiana, si inaugura la seconda fase, realizzando anche da noi il governo dei banchieri e della finanza, ancora imperfetto nel nostro paese, per via di peculiarità storiche che tutti conosciamo.

Infatti, puntualmente, dopo che Napolitano ha portato a termine l’opera con l’accelerazione imposta ieri e Berlusconi non serve davvero più, ecco che arrivano due dichiarazioni decisive: la prima è quella da cui sono partito, ma quella di ieri sera del Governo tedesco, ufficiale, è ancora più importante per capire il caso italiano. La dichiarazione è questa: “Lo spread fra i Cct italiani e i Bund tedeschi non è allarmante perché è lo stesso che esisteva prima del varo dell’Euro”. Capita l’antifona? Che problema c’è?: tornate a essere quello che eravate prima dell’euro.

In sostanza dopo avere distrutto e saccheggiato la Grecia, senza che vergognosamente nessuno alzasse un dito in tutta Europa (allineata e coperta dietro la foglia di fico dei conti truccati), all’Italia che non può fallire viene indicata la strada del doppio binario e del contemporaneo passaggio del governo dalle mani della politica a quella dei funzionari del capitale. Era prevedibile che la difesa dell’euro nell’area mediterranea avrebbe portato a lasciarsi imporre la sua fine dall’iniziativa franco-tedesca.

Un’altra strada c’era eccome ma nessuno l’ha voluta imboccare e ora è troppo tardi anche per chi l’aveva pensata (Alternativa, alcuni economisti e politici ecc.), almeno in questa fase, dove il pallino è saldamente nelle mani di chi ha condotto il gioco.

Per ora si può solo sperare che il disegno non vada in porto per una qualche ragione imprevedibile o per altre variabili che riguardano gli scenari geopolitici più ampi, ma è del tutto al di fuori della nostra portata. Tuttavia, poiché il cosiddetto governo mondiale sovranazionale è pur sempre una vecchia aspirazione utopica del capitale e non si è mai realizzato, sarà probabilmente così anche questo volta: ma per opporsi bisogna prima di tutto capire dove si va.

In Italia il “tintinnar di sciabole” di cui parlava Nenni nel 1964, ripetutosi in forme più cruente con la strategia della tensione e poi con le stragi di mafia del 1992, non è mai servito a effettuare il ‘golpe’, ma a condizionare sempre pesantemente soluzioni che tagliassero fuori dal governo le masse popolari. Oggi le sciabole che tintinnano non sono quelle dei generali dei carabinieri, ma quelle ben più sottili e affilate della finanza internazionale e delle sue pedine nazionali: il duo Napolitano-Monti è l’incarnazione perfetta di questo passaggio davvero epocale che lascerà sul terreno le spoglie di quel che rimane della sinistra italiana e dei suoi recenti riti americani: il culto delle primarie, il culto del leader senza nessuno dietro (che si chiami Vendola o Veltroni non cambia nulla). Rimarranno le macchiette alla Renzi e l’opposizione sarà rappresentata dal formidabile duo Bossi-Di Pietro, con codazzo di grillini, violini e ultra sinistri litigiosi e divisi.

Un’ultima riflessione sui movimenti. Il silenzio successivo alle manifestazioni del 15 ottobre ne riflette il parziale fallimento: non mi riferisco a quella di Roma ‘sporcata’ dai cattivi italiani mentre nel resto del mondo sfilavano solo i bravi ragazzi (il che non deve essere inteso come una giustificazione degli imbecilli da stadio che hanno devastato Roma e messo a repentaglio l’incolumità fisica degli altri manifestanti), ma proprio al resto dell’Europa e del mondo. Le manifestazioni shopping del sabato pomeriggio, peraltro, sono proprio l’indice di una non capacità di incidere. Scisse dal momento del lavoro (precario o stabile che sia), le manifestazioni del sabato pomeriggio festivo, sono al massimo l’espressione di un sentimento o di un’opinione, non di una lotta, non di una politica che per essere seria deve essere fatta dal lunedì al venerdì.

Rimangono però delle isole importanti in tutto il mondo: No Tav, Okland, gli scioperi operai, gruppi solidali di mutuo soccorso, le riflessioni di genere che si collocano in un fronte anti liberista; gruppi ristretti e che continuano a pensare al di fuori degli schemi delle politiche imposte dalla finanza: tutti si sono dati appuntamento a dicembre, in Europa.

Occorre riprendere tutte le riflessioni maturate in questi due ultimi anni ma anche cercare forme di coordinamento, lasciandosi alle spalle la fiducia del tutto astratta nei movimenti, che di per sé non portano a nulla. Il problema è sempre quello di dar vita a soggetti politici lontani da quelli esistenti, ma soggetti, non aggregazioni casuali nate sulla spinta del momento. Tutto questo oggi avviene in condizioni peggiori di quelle di un anno o due fa, ma non vedo altre strade, a parte quella sempre possibile di un chiamarsi fuori del tutto, del ritiro consapevole e del silenzio.

12 comments

  1. Roberto Bertoldo ha detto:

    Concordo su tutto, ma non sarei stato capace di esporlo con tale chiarezza e competenza. Un’ottima disamina, che pone l’attenzione sulla nuova forma di guerra e la sua strategia di bombardamento finanziario.

  2. Oretta Dalle Ore ha detto:

    Abbiamo dieci volte più leggi e avvocati che Francia e Germania, dobbiamo trovar modo di riformare il sistema, per riuscire ad accudire scuole, donne e bambini come Francia e Germania.

  3. Ennio Abate ha detto:

    Concordo anch’io (con più disperazione forse..) con l’amara denuncia di Romanò e con la sua sottolineatura dei limiti del “movimentismo”. Mi permetto di copiare due punti di un commento che avevo lasciato sotto un post (http://www.leparoleelecose.it/?p=1602) di Massimo De Carolis sul blog LE PAROLE E LE COSE:

    4. L’esperienza storica «insegna che democrazia e pluralismo sono poco compatibili con il rigore militare di una guerra civile, in cui un minimo dissenso può bastare a fare di un alleato un nemico» , ma non dimostra che democrazia e pluralismo si ottengono per evoluzione naturale, graduale dei movimenti. Qui il rompicapo irrisolto, che risale alla polemica tra Lenin e Rosa Luxemburg. Non pensavano e volevano entrambi il comunismo appunto come «realizzazione piena, senza trucchi e compromessi», cioè come «democrazia reale», sostanziale, contro la «democrazia formale» degli avversari, della borghesia? Ma quanto sia difficile (o addirittura impossibile?) questo passaggio dal formale al sostanziale è un problema che sta di fronte sia ai movimentisti entusiasti che ai partitisti freddi. E va ricordata un’osservazione di Enzo Modugno, che si legge in questi giorni ne «L’utopia perduta del web 2.0» (http://www.sinistrainrete.info/marxismo/1652-enzo-modugno-lutopia-perduta-del-web-20.html:

    «In una prima fase l’unione, l’azione comune, si afferma perché i lavoratori riconoscono l’impossibilità di continuare a subire nell’inerzia lo statuto di cose umane. Chi prende la parola, chi intraprende un’azione, sa che tutti intendono proseguirla, lo fa sapendo di farlo a nome di tutti. In questa prima fase il gruppo che insorge non ha strutture che potrebbero renderlo stabile, non ne ha bisogno: anzi è proprio questo che lo rende temibile, mare insondabile che straripa in azioni spontanee. È il gruppo in fusione di Sartre, il movimento di Rosa Luxemburg, l’azione libertaria. Questa fase tuttavia si trasforma rapidamente se il modo di produzione riprende i suoi spazi e subentra il pericolo della smobilitazione. La sopravvivenza del gruppo richiede ora un’organizzazione che impegni tutti a continuare la lotta: ma se le condizioni peggiorano potrebbe spingersi fino a punire chi non lo fa, è la «fraternità-terrore». Se non si è dissolto prima, il movimento è diventato ormai istituzione».

    6. In conclusione, il discorso di De Carolis rischia di ridursi ad un esorcisma intelligente contro il fantasma insurrezionale che le gesta dei black bloc, che io pure (senza demonizzarle) giudico sconsiderate e prive di chiarezza politica, hanno indirettamente evocato. Troppo facile è fare l’apologia del movimento circoscritto. Bisogna, invece, fare i conti con il convitato di pietra capitalista, di cui qui poco si parla. La storia più che paziente magistra è tremenda e esigentissima giudice; storce il muso e alza il ditino ammonitore. Una cosa è realizzare, con l’occupazione del Teatro Valle, «l’unica realtà teatrale di ricerca, in tutta Roma». Ben altra cosa spostare questo Paese in cancrena dalle reti della sua subordinazione europea e occidentale che lo avvolgono. E non da ieri, ma dalla caduta del fascismo. E dalla prima cosa (locale e romana) non è detto che si arrivi alla seconda.

  4. Luisa Sax ha detto:

    Ci vorrebbe una dedizione quotidiana alla lotta, alla tessitura di una rete europea di autodifesa, a partire dai luoghi di lavoro (di chi come me ce l’ha e ha pure paura di perderlo, se fa troppe storie) dove si è insediato un sindacato connivente da anni. Personalmente incontro tante distrazioni simil-culturali, urgenze famigliari,personali, fisiche, ma sono incazzata (e preoccupata per i pochi risparmi di famiglia) e impreco quasi sempre (come tanti) lamentando la mancanza di un referente politico onestamenete dalla mia parte. I miei colleghi si distraggono col calcio…

  5. Gianmario ha detto:

    Le questioni di cui parla Franco, o meglio, il cinico modo di affrontarle (cinico perché è dentro la stessa logica che sta combinando tutti i disastri finanziari, da quello dell’88 all’attuale, che è la logica globale della colonizzazione finanziaria – tutto va a finire lì, quella è la scelta di non cambiamento) viene, a mio modo di vedere, da due elementi cruciali: il ruolo della cultura e il ruolo della politica. Certo, ve ne saranno anche altri, ma questi mi sembrano importanti.
    Una cultura alienata, incapace di scegliere la dimensione del concreto (la vita) per avvitarsi nella dimensione del sapere. Un sapere che non serve e interessa a nessuno, specialmente se non è un sapere scientifico. Un sapere auto-referenziale che rifiuta la vita. L’intellettuale è colui che scrive per altri intellettuali, non per la gente. Abbiamo delegato questo compito ai comici, perché solo i comici, ormai, si interessano alla vita. E i becchini. La poesia è morta e non fa che ridirsi. La narrativa è un volteggiare di temi ripetuti all’infinito con variazioni anch’esse infinite. La ricerca filosofica sembra aver gettato la spugna ed essersi ripiegata in una estenuante analisi del pensiero di filosofi ormai defunti da decenni, con l’idea che bisogna chiarire perché non si riesce a trovare nuove prospettivi e con la speranza che questo ossessivo onanismo cerebrale porti, come per caso, da qualche parte. La pittura è quasi tutta cerebralità, pretesa di credito per estetiche solipsistiche. La musica… mio Dio, la musica, non ha più note né suoni: è una ricerca di ambienti sonori per annoiati da meravigliare in qualche modo, perché possano sentirsi vivi. La gente sta fuori da tutto questo. Vive intrappolata in gabbie che la cultura evita di vedere. La gente per lei non esiste. E così la gente rifiuta la cultura, con enorme suo danno.
    La seconda cosa è la politica. Noi non siamo un paese democratito, perché in una democrazia tutti coloro che hanno diritto di voto fanno politica. Noi occidentali abbiamo delegato questo compito ai partiti, dimentichi che i partiti hanno una funzione di rappresentanza, della politica, non di proposta della politica. La politica, in un paese, la dettano e la decidono 4 o 5 leader e un entourage massmediatico più o meno strapagato. Sì, certo, c’è la scadenza del voto, ma è uan scadenza rituale, piena di falsità e di veleni, intorbitita dalle lobbies finanziarie, dalle massonerie deviate, dalle Sante, dalle mafie, dai mille parassiti che succhiano il corpo sociale. E così è, perché non c’è cultura. E, di conseguenza, non c’è democrazia sostanziale, ma solo una prassi, un metodo, un tran tran rituale e senza anima. Ecco la grande responsabilità che gli artisti e gli uomini di cultura non vogliono assumersi, in nome di un sapere “puro” e di un’arte che si ostina a non sporcarsi le mani con la realtà.

  6. erm ha detto:

    Peccato l’ultimo paragrafo, l’appello utopistico alla ritirata e al mortificato silenzio della bandiera bianca, appello insensato rispetto al contenuto critico del restante articolo.

    Mandato a casa dalle potenze europee dell’Euro, il governo dei buffoni, come ormai è definito da tutti nel mondo, abili e diversamente abili, governo teatrino delle miserie umane messe insieme, che ci faceva ridere dietro da tutta l’Europa, il nuovo governo della finanza è solo governo salvagente, esigenza-conseguenza dei tempi, e dell’errore storico di chi si è messo a ballare quel balletto ridicolo, autolesionista, mentecatto, antinazionalista, dissennato, per 17 anni.

    Vedremo cosa ci riserva il futuro: per adesso, si spera in un passaggio, atteso da molti, verso un’epoca migliore: inutile abbatterla prima di vederla nascere: non si può lasciare aperto il cordone ombelicale alla neonata. Il laccio è stato messo, e non da noi.

  7. Roberto Bertoldo ha detto:

    A sostegno di quanto sostiene Franco Romanò, anche se non ne avrebbe bisogno, riporto alcune delle domande aperte, quelle meno di parte, proposte a Monti da una pagina su facebook:

    «1) Senatore Monti, il 2 gennaio scorso in un editoriale sul Corriere della Sera lei ha parlato dell'”illusionismo marxista” criticando “la priorità data alla rivendicazione ideale, su basi di istanze etiche, rispetto alla rivendicazione pragmatica”, plaudendo alle “due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne” e affermando che “grazie alla loro determinazione, verrà un po’ ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili”.
    Pragmaticamente, lei pensa che l’abbandono del massimalismo ideologico in favore di un sano realismo debba applicarsi anche a chi teorizza l’autoregolazione del mercato, l’assenza di regole e di stato come motore dello sviluppo, i sostegni statali alle banche come puntelli dell’economia e altre teorie economiche neoliberiste che non hanno finora trovato riscontro nella realta’ dei fatti?
    2) Sempre per le affermazioni di cui al punto 1, non crede che le sue dichiarazioni di obsolescenza dello statuto dei lavoratori e del sistema di diritti precedente agli accordi FIAT di Pomigliano sia una visione squisitamente politica e a suo modo “schierata”, ben lontana dall’immagine di “tecnico super partes” che le e’ stata attribuita dagli organi di informazione?
    3) Senatore Monti, a quanto risulta lei continua a ricoprire il ruolo di membro del “Research Advisory Council” del “Goldman Sachs Global Market Institute”. Proprio la Goldman Sachs, secondo i dati diffusi da Milano Finanza, avrebbe innescato “l’ondata di vendite di Btp italiani, poi seguita dagli hedge fund e dalle altre banche d’oltreoceano”.
    Non pensa che i rapporti pregressi con questa banca d’affari, descritta dalla stampa specializzata come protagonista delle speculazioni sui titoli di stato italiani, possano legittimare le ipotesi di un conflitto di interessi tra il suo ruolo di consulente al servizio di una banca privata e il ruolo di garante della tenuta economica nazionale che un Presidente del consiglio e’ chiamato a ricoprire nell’interesse di tutti i cittadini?
    6) Senatore Monti, lei e’ stato il primo presidente del Bruegel, un prestigioso “think tank” economico basato a Bruxelles, oltre ad essere membro della “Commissione Trilaterale” fondata dal magnate David Rockefeller.
    Cosa risponde ai critici che in virtu’ della sua appartenenza a questi gruppi vedono in lei un “alfiere del neoliberismo”, temendo che anche in Italia la BCE e il Fondo Monetario Internazionale si appoggino a lei per introdurre politiche spinte di deregulation fatte di privatizzazioni dei servizi pubblici, smantellamento dello stato sociale, compressione dei diritti in nome della competitivita’, aumento delle disuguaglianze tra classi sociali, allargamento della forbice tra ricchi e poveri (l’ISTAT segnala gia’ un 10% di italiani sotto la soglia di poverta’ relativa), e altre iniziative redditizie per i mercati ma dalle conseguenze potenzialmente devastanti per i cittadini, che con il nome di “aggiustamenti strutturali” hanno gia’ danneggiato le economie di molti paesi dell’Africa e dell’America Latina?
    8) Senatore Monti, lei e’ membro della “Commissione Permanente” del gruppo Bilderberg, un club privato riservato a personalita’ autorevoli, a cui le cronache attribuiscono il potere di condizionare le politiche degli stati sovrani con riunioni a porte chiuse e vietate ai giornalisti.
    In qualita’ di privato cittadino, fino a ieri lei poteva partecipare a qualsiasi riunione privata senza essere tenuto a comunicare a chicchessia informazioni in merito alle sue attivita’.
    Tuttavia, in qualita’ di senatore della Repubblica, le chiedo se attualmente lei non ritenga incompatibile con la trasparenza richiesta ad un capo di Governo (e in generale a tutti i rappresentanti delle istituzioni) la segretezza imposta ai partecipanti delle riunioni Bilderberg, e se in virtu’ di questa incompatibilita’ lei intende semplicemente cessare le sue partecipazioni a queste riunioni oppure comunicarne i contenuti ai cittadini italiani.
    9) Senatore Monti, le cronache la segnalano anche come “advisor” della Coca-Cola company, un marchio globale noto in tutto il mondo. In Italia, tuttavia, abbiamo nel viterbese aziende che producono ottimo chinotto dal 1949, e pertanto vorrei chiederle quali sono le misure che intende adottare per tutelare i prodotti italiani dalla globalizzazione dei mercati, per tutelare il lavoro italiano dalla delocalizzazione delle imprese, per tutelare i lavoratori italiani dalla concorrenza sleale di paesi ed economie dove il costo del lavoro risulta piu’ basso che altrove per l’indebolimento dei diritti fondamentali nel lavoro o per la mancata applicazione delle regole stabilite nelle Convenzioni dell’International Labour Organization (ILO).”

    (da “No al governo Monti! No alla dittatura della finanza”, su facebook)

  8. Roberto Bertoldo ha detto:

    Ciò che ho riportato precedentemente era stato condiviso dal sito (no, al governo Monti….) senza specificazione della provenienza. Sono venuto a conoscenza ora dell’origine e riporto il dato di riferimento (autore Carlo Gubitosa):

    http://www.mamma.am/mamma/articoli/art_9230.html

  9. adam ha detto:

    Interventi di vario genere che sviluppano trame o ne aggiungono, al discorso aperto da Franco: “aperto” sia nel senso di avvio, sia nel senso di impostazione adeguatamente aperta, perché la matassa è talmente ardua da dipanare, che non va affatto esclusa la fase di riflessione silenziosa, prima di sparare chiuse sentenze. Preziose in ogni caso le aggiunte di dati e informazioni, come quelle di Roberto Bertoldo, che possono essere poco conosciute, non solo da chi non naviga in face-book.

  10. Gianni ha detto:

    Due giorni fa un amico militante del PDL convinto (e obiettivo) a proposito dell’incarico a Monti ha detto: “Eliminato un bubbone, il marcio resta, e per giunta abbiamo consegnato le chiavi del pollaio alla faina”. Hio risposto che il pollaio era già stato razziato da un governo che ha trattato l’Italia come una terra di conquista, ma nelle sue parole temo ci sia del vero, nel senso che potremmo vedere l’epilogo di quanto iniziato negli anni ’90: l’idolatria del mercato sovrano che non vuole regole o che detta da sé le sue regole (con quali risultati si è visto), l’erosione progressiva di conquiste e diritti che dovremo dimeticaric come acquisite. Il tutto presentato come la medicina amara che, data la situazione, dovremo ingoiare. Sarà l’ultima? I veti incrociati e i ricatti soprattutto della destra che cerca di accantonare il leader rantolante magari rifacendosi una verginità rischiano di vanificare quanto di buono il governo tecnico potrebbe fare, almeno nel segno del rigore per tutti.

  11. Maravallo ha detto:

    “Eliminato un bubbone, il marcio resta, e per giunta abbiamo consegnato le chiavi del pollaio alla faina”.

    rispondi al tuo “amico” del PDL, che la militanza a fottere il paese adesso che siamo sull’orlo dello sfacelo totale, basta e avanza, thank you.

    militasse tra quelli di Oxfam, se vuole qualcosa di nobile da fare…

    non mi meravigliano le polemiche sul nuovo governo che nascono tra i destituiti e i detronizzati ovvero tra quelli che si erano seduti a depositare fluidi sulle poltrone del parlamento, a russare, fischiare, tirare pugni, insulti, a diffamare (eh già, quanto era bello stare al governo vita natural durate anche dinanzi agli errori,all’abuso del poetre più vergognoso e allo sfacelo culturale!) : gli italiani che vivono in italia (non quelli che vivono all’estero, che quelli si emancipano a contatto con le diversità) amano disquisire e litigare mentre li fregano e li abusano.

    ad ogni modo, siccome sono vissuta abbastanza all’estero per sentire l’insulto alla mia patria di questo quasi ventennio marcio-fascista, capitalista, del teatrino degli approfittatori e manipolatori della Res Publica, congrega di cortigiani e di mangia-mangia senza un titolo per dirsi parlamentari, allora dico apertamente il mio pensiero:

    meglio la “faina” (ma per me non è faina, e professionista del settore, alla Sparta) tecnicamente addestrata, competente ed inserita nel contesto mondiale di altre faine tecnocratiche che il buffone ignorante e faccendiere, arricchitosi facendo il mafioso (e cosa è un mafioso se non esattamente quel tipo di soggetto| che abbiamo avuto come capo del governo per 17 anni? avete una qualche diversa definizione di mafioso, voi!?) e alla sua congrega di incompetenti malfamati.

  12. Maravallo ha detto:

    tu Italia, dicono le altre forze europee, sei voluto entrare a fare parte dell’EURO? si? hai aderito alla moneta unica, sì?, e allora devi collaborare a fare funzionare il sistema, e non fare il gaudente che gli altri lavorano per te mentre tu dissipi e ti indebiti. in pratica la Germania di Angela Dorothea Merkel e la Francia di Sarkozy hanno considerato il governo italiano al potere (fatto ahimé da una congrega di milanesi e padani, in prevalenza) come i mangia-mangia d’Europa, i papponi, i fannulloni che dissipano il Capitale, lasciando a loro l’onere di fare andare avanti l’Euro, con serietà,rigore e sacrifici….
    Ma la vogliamo smettere! Poi i padani leghisti si permettono di gridare a Roma Ladrona! mi viene da ridere, dal di qua del Po, dove mi trovo (appunto in Germania). ‘è sempre un meridionale per uno che sta più al nord, e Lega e PDL stanno alla germania come i mangia-mangia del sud d’europa. Vergogna, amministratori della Lega e del PDL. Vi siete fatti riconoscere per i mangia-mangia che siete! (Bossi che mette a mangiare del suo pure al figlio Trota, in una amministrazione comunale?) e adesso vi dovete solo andare a rintanare. Ha fatto bene Bossi ad aprire il suo parlamento-fantoccio, come il patetico Mussolini la sua repubblica, nel momento dell’apoteosi nazionale: stacci dentro, Bossi, e portati pure il Trota, e i PDL-llini (i collaborazionisti di allora!)

    Sara Maravallo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Benvenuto

Sei sul sito di Milanocosa, l'associazione culturale che svolge attività di promozione culturale secondo criteri di ricerca interdisciplinare con l'obiettivo di favorire la circolazione e il confronto fra linguaggi, ambiti e saperi diversi, spesso non comunicanti tra loro. - Libri