Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Marica Larocchi
Inediti 2019
Adagio sgusciando dal viaggio
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Nota di lettura di Adam Vaccaro
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Nota di poetica
La poetica di questi ultimi testi rientra nella mia costante ricerca di un linguaggio ‘poetico’ totale, specchio di pensiero e di vita.
Marica Larocchi
1
Di soppiatto esordisce con lente
evoluzioni di sogni che scricchiolando
strizzano pensieri ancora intrisi
d’amnio, se le nubi dei pronostici
si lasciano convincere dal miraggio
fosforescente di un porto. Né sensi
né passioni fanno da scorta alle lunghe
litanie dei litorali: soltanto nastri
di molle bitume segnalano risacche
foriere di ritorni.
2
Nella rada offriamo ancora
manciate di pollini e spore
che anneghino le nostre esitazioni,
impalliditi all’idea di una rotta
per arcipelaghi ignoti e meandri
interiori. E, prossimi agli approdi,
vediamo affiorare nuove
costellazioni dai timbri del grande
portolano ma non sappiamo,
adagio sgusciando dal viaggio,
perché tanto ci turbi l’insolente
sorriso del nocchiero.
3
Poi tutto alla fine si frantuma
nella bonaccia indolente sotto il faro
di oracoli bolsi e balbuzienti.
Forse attraccare là donde
non siamo mai salpati
è l’impresa più dura quando
brulica ormai nelle secche
del sonno un anfibio rancore
che neppure scogli a fior d’acqua
hanno smussato.
settembre 2019
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Notizia
Lombarda di madre slovena, Marica Larocchi vive e lavora a Monza. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia, fra le quali Lingua dolente (Milano 1980- Premio Cittadella 1981), Fato (Miano, 1987), Solstizio in cortile ( Novi Ligure, 2009), La cometa e l’ibisco (Stampa, Varese 2013), Di rugiada e cristalli ( Ferrara, 2017)opere in prosa narrativa e saggistica, da Trieste (Verona, 1992) a Rimbaud, un racconto (Lecce 2005), da Luogo e formula, per una lettura d’Illuminations (Lecce 2009), a Fantasmi (Lecce, 2013).
Ha curato e tradotto Primi versi e Ultimi versi di Arthur Rimbaud, un’Antologia dei poeti parnassiani (Oscar Mondadori, Milano 1992-96); opere di R. Radiguet, di P.J.-Jouve, di Charles Baudelaire (Milano 2005-20129 e L’infinitude di Jean Flaminien ( Ferrara, 2012-Premio per la traduzione, Università di Bologna 2013). Collabora a riviste letterarie italiane e straniere con testi in poesia, in prosa e con traduzioni (Ph. Beck, Yves Bonnefoy, B. Marshal, J. Derrida).
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Nota di lettura
In questi testi inediti di Marica Larocchi l’orizzonte non smette di tentare e danzare tra “pronostici” e “miraggi”, anche se il risultato è un senso di sgretolamento e fallimento. Sono conti nel canto di un viaggio che è anche un bilancio impietoso. Tuttavia, la sapienza compositiva dell’Autrice, infilza la “bonaccia indolente sotto il faro/ di oracoli bolsi e balbuzienti” su spade di immagini sfolgoranti e sonorità ecolaliche, tra allitterazioni e consonanze che sono punte di resistenze vitali, in netta contraddizione con la logica dell’Io di chiusura del cerchio verso un ripiegamento noir e pessimistico.
Resiste insomma e agisce la progettuale visione e costante linea espressiva di una ricerca di “linguaggio ‘poetico’ totale”, che per essere “specchio di pensiero e di vita”, deve dare forma e pari peso entro la sua trama a una sorta di competizione adiacente tra pensiero razionale e le energie che – anche nelle più deludenti evidenze – non arretrano davanti a “l’impresa più dura”, quella da cui “non siamo mai salpati”. Per cui se in essa “brulica ormai nelle secche/ del sonno un anfibio rancore/ che neppure scogli a fior d’acqua/ hanno smussato.”, la dinamica vitale e testuale agisce in modi limpidi e forti sin dai primi versi del testo iniziale: “Di soppiatto esordisce con lente/ evoluzioni di sogni che scricchiolando/ strizzano pensieri ancora intrisi/ d’amnio”.
Sono tre versi densi di sensi che ci catturano e respirano subito in noi, oltre che con suoni e immagini, con enjambements rispondenti al moto ansimante del Soggetto Scrivente. Il tema del viaggio è dunque costitutivo, è nel corpo di chi scrive, per cui la carne si fa carta che canta. L’alto del pensiero non è soggettività superiore e dominante, perché è immerso nell’embrione del processo amniotico, che diventa immagine luminosa e decisiva di un incessante moto psicogenetico e autopoietico. In tre versi si concentra quindi corpo e anima, anatomia e psiche, riflessione e inconscio. Da cui scaturiscono versi che lo traducono: “Né sensi né passioni fanno da scorta alle lunghe/ litanie dei litorali: soltanto nastri/ di molle bitume segnalano risacche/ foriere di ritorni.”
Ossimori e paradossi che si rincorrono, il bitume, materiale nero e non certo nobile, destinato a stare sotto i piedi, diventa segno di possibile moto di nostos e rinascita. Ma il senso dell’oltre e dell’ignoto, aggiunge alla complessità della tessitura, un ulteriore senso, senza il quale il dondolio rimarrebbe monco e anemico. Tale senso è insito in una visione fenomenologica che declina insieme biologia e sacro: “impalliditi all’idea di una rotta/ per arcipelaghi ignoti e meandri/ interiori … / vediamo affiorare nuove/ costellazioni dai timbri del grande/ portolano ma non sappiamo,/…/ perché tanto ci turbi l’insolente/ sorriso del nocchiero.”
Adam Vaccaro
“Adagio sgusciando dal viaggio” è un testo evocativo e importante di una delle più mirabili voci del linguaggio poetico del nostro tempo. La Nota di Lettura di Adam Vaccaro, ci consente di cogliere efficacemente la preziosità della tessitura e la profondità dei contenuti trattati in questo brano da Marica Larocchi.
Si intravede tra le splendide immagini che Larocchi sa “forgiare” il disincanto di chi apre gli occhi sul proprio tempo e riflette su di esso.
Il commento di Adam Vaccaro sa condurci attraverso la visione che emerge da questo acuto poiein fatto di pensiero e di bellezza.