SEMI*
(nel paese dei bonzigonzi)
pino cervello fuso indifeso
tenero allegro talmente
disperato da legarsi al palo
del telefono come ulisse dice
che disse a nessuno – a nessuno
più parlo e telefono
ma poi s’alza in volo – poi –
goffo gabbiano grasso e ride
ride di gusto: che bonzi gonzi siete
che vivete nel paese degli sprechi e dei balocchi – attenti!
che vi porteranno via tutti divisi e fusi
come me che – orbo di verità e senza un occhio –
chiamano tutti pinocchio
sono l’unico ormai che dall’alto può cantare
nel berlusconistan nel berlusconistan
esplodi seme esplodi e fammi sentire
fammi sentire il suono della vita che
rinasce e rinasce nel micro e nel macro
non voglio più sentire urla di ignoranti
morsi sibili e sterco onnipotente
in groppa a salmi cornacchie e bla bla
di delinquenti seduti in parlamento
leniti solo da versi di comici e cantanti
*
immagini di bianco e luce
su ali resistenti nella carne
che riportano alla prima
fonte mai perduta di vita
campi di neve al sole che
una coperta ponevano tra
fame del presente e futuro
promessa sotto la neve pane
affido a voi il pianto di questa
terra che cerca ancora testarda
rinnovati padri e madri al croce
via tra questi sassi chiusi e proci
con folli ulisse e mille penelopi
nere che sanno i lampi e canti
i riti e miti d’amore indomiti
che coltivano ancora semi
* Stralci da Semi, poemetto inedito
Adam Vaccaro
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