Da Quaderno di soli nomi (TorinoPoesiaEdizioni, Torino, 2010)
La città sparita
I.
Una donna guarda a sud e cresce
muschio ai suoi fianchi.
Carezzo la sua testa dall’alto
senza vedere il viso,
l’onda della fronte
– questo è il posto, il punto dell’incontro,
dimmi, nella lontananza
dei nomi ?
La donna ha perso la direzione,
le caviglie battono una danza d’africa.
Le nuvole mormorano
un certo sentito dire
– viaggio scordato in una disciplina
di lacrime ficcata nel nome.
Prima o poi verrà il grecale
a portare la scontrosa infanzia del sud.
Frugo nel prato le risposte,
le nuvole intanto continuano
a farsi bianche,
più acquattate.
II.
Forse è sparita nel cappotto
o in sandali d’estate
la strada che teneva
stretta l’infanzia nel cuscino.
Non c’è più l’acqua dei navigli dove
ci s’incontrava a notte
in un presente tutto da smontare.
– E’ l’insonnia a riparare il danno?
e svaporano i dettagli nel diario.
Resta la fine intuita nei reni,
attesa nell’asfalto che pulsa
l’andata e sempre un ritorno
ci attende.
Una traduzione lenta di ombre in corpi
mi restituisce i bordi del mattino
tra i platani magri.
Un cielo senza rughe non sa
la differenza.