Gabriella Galzio – Voglia di partire

Pubblicato il 9 luglio 2021 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

Gabriella Galzio, Voglia di partire
Moretti & Vitali, Milano, 2021

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Adam Vaccaro

Questo libro di Gabriella Galzio è raro e prezioso, per il suo risalire alle fonti del proprio dire. Un ritorno sotto il segno del nostos, per me radice originaria del poièin, che non è liquore nostalgico o viaggio a testa indietro, ma necessaria ripresa del proprio nucleo costitutivo, al fine di rinnovare il bisogno di partire per ridare slancio all’incessante autopoiesi e capacità di rinascita, lungo il percorso vitale nell’ignoto, interiore ed esteriore.

Un libro che mette in forma un corpo a corpo coraggioso e disarmato con tale lievito, dentro una scrittura che è di poesia, se intesa non solo quella dalle righe spezzate. Non mi riferisco con ciò a formule quali prosa poetica, ma a G. B. Vico, che definiva persino ambiti scientifici o speculazioni filosofiche, come poetici, se generati e animati da tensioni alla totalità e privi di ogni interesse strumentale. Questo libro è quindi, entro tali sensi, di poesia. Bastano poche citazioni per confermarne la profonda anima, di eros sguarnito alla ricerca di ri-partire e rinascere, non nella propria stanza, in esercizi egolalici e appagati di sé, ma al mondo, con radicali bisogni di condivisioni, senza i quali si comincia a morire in un viaggio inerte e immobile, di deriva verso la morte, anziché alimento di vita. Due brevi frasi lo declinano in maniera limpida, sin dalle prime pagine:

“Caro lettore, io non ho un pensiero chiaro, e non ho una penna fluida, la mia inciampa, si riprende, si supera talvolta, si fa strada facendo, è una scrittura di strada, insomma, con tutto quel che può avere di infame e di raccogliticci, ma anche di autentico, indecente” (p.15)

“Quel che mi preme, oggi…è…introdurre uno sguardo, un’emozione, risvegliare un immaginario, insinuare una voglia in chi legge – quella di partire -, una tentazione, urgere, nel senso di trans gredire”; “pensavo a uno spazio condiviso, una pozza d’acqua limpida” in cui “riconoscersi nelle proprie parole…in bilico tra la tentazione di fuggire e il coraggio di provare…spedizioni, sparizioni, rinascite…alla vita vera della gente…un fiume cui spesso mancano il letto, gli argini” (p.16).

Brani che evidenziano il respiro ansimante, amoroso. Le virgole segnano passi e fiato di un moto danzante, verso un obiettivo ignoto e chiaro insieme, irraggiungibile eppure presente e lucido: visione critica e utopia irrinunciabili, in un intreccio adiacente tradotto in una forma che è poetica, perché in essa ogni parola e segno sono necessari e non è possibile toglierne o cambiarne anche uno solo di essi.

Il viaggio del libro si muove poi attraverso stazioni “a ritroso” di intense riprese di sé e della propria anima errante, col DNA di Afrodite (nell’esergo di J. Hillman della Parte III), che – ritorno nel ritorno – ricongiunge i propri percorsi, spazi e visioni, da Cipro e aree mediorientali a un ri-approdo a Milano. Dove le memorie riattraversano “stazioni” (qui con sensi realistici e simbolici) del sistema dei trasporti metropolitani e altri luoghi di esperienze emozioni condivise, per rinnovare energie alimentanti la voglia di (ri)partire, esigenza vitale di questa scrittura e della sua poesia, capace di ricreare e donare voglia di lettura.

8 luglio 2021

Adam Vaccaro

One comment

  1. Laura Cantelmo ha detto:

    Infinite riflessioni possono essere ispirate da questo viaggio di Gabriella Galzio. Certamente molte di esse nascono da questa sua originale forma di romanzo di formazione basato sulla presenza di eros come origine della ricerca di sé. Eros, in quanto energia fondamentale anche per la scoperta del mondo, è visto al di fuori da
    schemi costruiti da chi, impadronendosi della
    gestione delle emozioni pretende di modellare la nostra vita individuale, sociale e famigliare vincolandola alla morale. Un viaggio importante non solo per una platea femminile. Grazie a Gabriella ed anche ad Adam Vaccaro che ha ricercato la potente forza poetica che è connaturata a questo epifanico viaggio.

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