A Milanocosa, alla nostra impostazione e ricerca culturale, è dedicato un interessante e lusinghiero articolo di Biagio Cepollaro, leggibile sia su www.cepollaro.splinder.com (dove vi può essere sovrapposizione delle prime righe per alcuni problemi tecnici), sia qui di seguito.
Milano, Milanocosa e Adam Vaccaro contro la corrente anomica.
I luoghi e le intenzioni di aggregazione a Milano, forse anche in questi anni, non hanno mai conosciuto sostanziali flessioni, ma di certo la chiarezza dei progetti portanti e la esplicitezza degli obiettivi non sono elementi che sono apparsi molto evidenti.
In particolare la tradizione del confronto tra discipline diverse in vista del radicamento e del coinvolgimento territoriale, la tradizione di una novecentesca funzione di critica della cultura, la tradizione di un linguaggio tanto rigoroso quanto consapevole di ciò che letterario o artistico non è, del mondo delle cose, insomma, anche nella sua tragicità, tutto questo non ha avuto molti modi di esprimersi, lasciando per lo più, anche per questo, in molti un generale e generico senso di spaesamento e disgregazione.
Non sono venute meno le iniziative in città, semplicemente è venuta meno l’intensità della tensione verso coloro che si occupano di altro, anche in seguito a scelte di gestione della cosa pubblica privilegianti strutture già consolidate e, in qualche modo, autoreferenziali.
Ed è proprio in questo contesto, contro la corrente anomica, che ha lavorato Adam Vaccaro e la sua associazione Milanocosa. E di questo bisogna dargli atto. Dare atto ai suoi collaboratori e a lui, motore instancabile di tante iniziative. Di un lavoro decennale che ha partorito un numero considerevole di imprese ed eventi culturali ed ha tenuto, quasi per resistenza strenua, contro le forze che agivano in senso contrario, fosse anche semplicemente la pigrizia degli attori, magari degli stessi artisti non sempre disponibili al confronto e alla reciproca lettura, al dialogo.
Ora questa realtà di Milanocosa ha un suo sito rinnovato https://www.milanocosa.it/ che ospita, tra l’altro, una rivista in pdf, attiva dal giugno del 2006, Adiacenze https://www.milanocosa.it/adiacenze
che in qualche modo supporta e concentra lo sforzo verso ‘voci, intrecci, progetti per una cultura senza barriere’.
Su questo tema centrale lo stesso Adam Vaccaro scrive con gli strumenti della psicanalisi e della sociologia ma anche con un occhio a ciò che è oggi il sentire comune, di chi incontra in città:
“Cos’è e cosa sintetizza Milanocosa, con questo suo termine composto dal nome della città in cui viviamo e dal suffisso “cosa“, il più semplice e più complesso, il più vicino e il più distante, tra i termini di uso frequente. Termine di ricerca per eccellenza e incrocio ossimorico di lingue, perché coinvolge le modalità descrittivo-razionali dell’Io, le profondità della cosa mai raggiunta dell’Es, ma anche le finalità etiche del Superìo.
Milanocosa è la trasposizione di tali sensi complessi sul territorio, luogo di incrocio di lingue, che può essere letto e continuamente riappropriato solo con un approccio interdisciplinare: territorio come testo e viceversa, entrambi come mappe mentali da ricostruire senza sosta. Cosa è termine dunque tra i più ricchi di fascinazione emotiva e di sensi, per cui non è un caso che linguaggi e ambiti molto diversi – dalla poesia alla psicoanalisi, dall’industria alla politica – se ne siano serviti. Termine interdisciplinare e anagramma di caos, che implica sempre una domanda e una ricerca attiva rispetto a una crisi generale o particolare. Un poeta come Antonio Porta, rilevò per esempio come negli anni ’80 quel termine divenne il nome di una moto, quale segno di risposta di un settore messo in crisi dall’aggressività dell’industria giapponese.
L’iniziativa dell’Associazione Culturale Milanocosa è nata dall’esperienza del disagio generato dalle modalità di sviluppo (o inviluppo) della Milano degli ultimi decenni. Disagio che a volte sembra rimasto il solo tratto comune in cui possano riconoscersi coloro che vivono al suo interno.
Con l’avvio della prima serie di iniziative, nella prima metà del 1999, abbiamo sintetizzato l’attuale mappa di Milano in una serie di luoghi chiusi o non-luoghi: acquari caratterizzati da persone e linguaggi che tendono a separarsi e a non avere contatti o scambi con altri.
Di qui l’accumulo di un disagio comune, derivante dalla mancanza di un senso di appartenenza relativo all’insieme-Milano. Insieme che viene vissuto sempre più come qualcosa di estraneo e di indefinibile che sfugge. Come un nonluogo, appunto, che attua la prima violenza separando individualità e appartenenza. Il fatto è che l’una non esiste senza l’altra; la vera individualità con una sua definibile identità, implica e indica una specificità che tuttavia si riconosce e viene riconosciuta in tratti comuni dell’ambito referente. La mancanza di questo senso doppio, vissuto e verificato nella quotidianità, produce una perdita di senso del termine identità, che non è tanto una questione semiologica o terminologica. L’esperienza del crollo dei referenti sociali diventa, all’interno dei soggetti, fonte di squilibrio di quella funzione complessa e complessiva che chiamiamo mente (che in ogni caso continua a elaborare le interazioni positive o negative con l’ambiente), nonché di sofferenze avvertite e scaricate nel corpo. (da https://www.milanocosa.it/)”
Dunque un’associazione per agire materialmente nel campo del simbolico, per dare una concretezza di vita all’attività culturale. Ciò che colpisce è l’atteggiamento non ‘decorativo’ dell’azione, è la consapevolezza sia dei paesaggi mutati sia della necessità di tenere ferma la barra del timone nella navigazione a vista di questi tempi. L’associazione è costituita tra gli altri da: Claudia Azzola,Maurizio Baldini, Laura Cantelmo, Daniela Dente, Gio Ferri, Mariella Parravicini, Cesare VergatiGiuliano Zosi, Donatella Bianchi, Luigi Cannillo.
Per le numerose iniziative rimando al sito https://www.milanocosa.it/
Biagio Cepollaro